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Proverbi Veneti: i 50 più belli e simpatici (con traduzione)

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Ultimo aggiornamento: 15 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Proverbi Veneti

La lingua veneta ha la curiosa caratteristica di essere parlata, non solo al di fuori della regione del Veneto, ma anche al di fuori dei confini nazionali. Infatti, oltre ad essere diffusa anche nelle regioni del Trentino e del Friuli-Venezia Giulia, è parlata anche in in alcune comunità dell’ex-Jugoslavia, della Slovenia, della Romania e in alcune zone del Sud America.

I proverbi veneti sono frutto di molti secoli di storia. Basti pensare all’importanza che aveva durante il Rinascimento attraverso la Serenissima Repubblica di Venezia, e successivamente con le opere di scrittori come Giacomo Casanova e Carlo Goldoni.

Ecco quindi una raccolta di proverbi veneti e di modi di dire sull’amore, le donne, il vino e, più in generale, la vita che più ne rappresentano tutto il lato culturale, dagli aspetti aspetti più divertenti a quelli più seri e profondi. Scoprili subito!

Detti, massime e proverbi veneti

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  • Co el cavejo tira al bianchin lassa la dona e tiente el bon vin.
    Quando i capelli cominciano a imbiancare, lascia la donna e datti al vino.
  • Val depí an ora de alegría que zhento de malinconía.
    Vale più un’ora di allegria che cento di malinconia.
  • Quando l’è finio el vin, va ben anca l’aqua.
    Quando è finito il vino va bene anche l’acqua.
  • Tronba di culo, sanitá di corpo; yúteme culo, se no son morto.
    Flatulenza, sanità di corpo; aiutami culo altrimenti sono morto.
  • Val depí un a far que zhento a comandar.
    Vale più uno che fa che cento che comandano.
  • Chi no se contenta de l’onesto, perde ‘l manego e anca ‘l cesto.
    Chi non si accontenta del giusto perde il manico e anche il cesto.
  • L’amor no pol star sconto.
    L’amore non può essere nascosto.
  • Co le ciàcole no se ‘mpasta frìtole.
    Con le chiacchiere non si impastano frittelle.
  • Robar a un poareto l’è come robar in ciesa.
    Rubare a un povero è come rubare in chiesa.
  • Quando che la merda monta in scagno, o che la spuzza o che la fa dano.
    Quando la merda (intesa come una persona boriosa e arrogante) sale sullo scranno (ovvero sale al potere), se non puzza fa danno.
  • Quando che l’omo xe stimà el pole pissare in leto e dire che’l ga suà.
    Quando un uomo è stimato, può pisciare a letto e dire che ha sudato.
  • Amor no porta rispeto a nesun.
    L’amore non porta rispetto a nessuno.
  • Poco xe megio ghe gnente.
    Poco è meglio di niente.

  • Mejo fidarse de na dona, che de un omo sensa peli.
    Meglio fidarsi di una donna, che di un uomo senza peli.
  • Na dona butà e un palo in pìe tien su qualunque peso.
    Una donna stesa, e un palo in piedi, reggono qualsiasi peso.
  • A tola e in leto no se porta rispeto.
    A tavola e a letto non si fanno complimenti.
  • L’amor passa sette muri.
    L’amore passa attraverso sette muri.
  • La morte non sparagna re di Francia né di Spagna.
    La morte non risparmia re di Francia né di Spagna.
  • Da putèi tuti bèi, da morti tuti santi.
    Da bambini tutti belli, da morti tutti santi.
  • Caval che vinse no se canbia.
    Cavallo vincente non si cambia.
  • A al choc tuti i ol dargue da bêr.
    All’ubriaco tutti vogliono dar da bere.
  • Chi ga inventà el vin, se nol xe in Paradiso, el xe vissìn.
    Chi ha inventato il vino, se non è in Paradiso, è lì vicino.
  • Pecato confessà, l’è mezzo perdonà.
    Peccato confessato, mezzo perdonato.
  • Sasso trato e parola dita no torna più indrìo.
    Sasso lanciato e parola detta non tornano indietro.
  • Do done e un’oca fa un marcà.
    Due donne e un’oca fanno un mercato.
  • Chi cambia munaro cambia ladro.
    Chi cambia mugnaio cambia ladro.
  • Uno solo no sta ben gnanca in paradiso.
    Da soli non si sta bene neanche in paradiso.
  • I mona se conosse da due robe: dal parlare, quando che i dovaria tasére e dal tesére quando che i dovarìa parlare.
    Lo stupido si riconosce da due cose: dal parlare, quando dovrebbe tacere e dal tacere quando dovrebbe parlare.
  • Ci nasse aseno non more mia caval.
    Chi nasce asino non muore cavallo.
  • No gh’è sabo senza sol, né dona senza amor.
    Non c’è sabato senza sole, né donna senza amore.
  • Amar e no vegnir amà, xe come forbirse ‘l cul senza aver cagà.
    Amare senza essere riamati è come pulirsi il sedere senza aver cagato.
  • A la sera ciochi, a la matina bisi.
    Alla sera ubriachi, alla mattina storditi.
  • Chi vive sperando, more cagando.
    Chi vive nella speranza muore di stenti.
  • A le volte ‘na busia salva ‘na verità.
    Talvolta una bugia salva una verità.
  • Se l’invidia fusse freve, tutto el mondo scotaria.
    Se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo scotterebbe.
  • A dir la verità basta un cojon, ma a dir busie ghe vol un bricon.
    A dire la verità basta uno stupido, ma a dire bugie ci vuole un briccone.
  • Chi maltrata le bestie, maltrata anca i cristiani.
    Chi maltratta le bestie, maltratta anche i cristiani.
  • Chi tropo se inchina, mostra el culo.
    Chi si inchina troppo, mostra il sedere.
  • A chi nasse sfortunai, ghe piove sul cul a star sentai.
    Chi è sfortunato, gli piove sul culo anche da seduto.
  • Do femene e na séola fa un marcà”.
    Due donne e una cipolla fanno un mercato.
  • In una dona val più la sinpatìa, che la belessa.
    In una donna vale di più la simpatia che la bellezza.
  • Quel che no ingossa, ingrassa.
    Quello che non fa ci fa strangolare, ci ingrassa.
  • Tosse, amor e panzeta, no le se sconde in qualunque sito che se le meta.
    Tosse, amore e pancia non si possono nascondere in nessun posto.
  • Mai mañar tut cuel que se á; mai créder tut cuel que se dis; mai dir tut cuel que se sa.
    Mai mangiare tutto ciò che si ha; mai credere a tutto ciò che si dice; mai dire tutto ciò che si sa.
  • Fa pi bacan, el caro vojo de quelo pien.
    Fa più rumore un carro vuoto che quello pieno.
  • A tuti gue pias véder al choc in piazha, ma que no l sía de la so razha.
    A tutti piace vedere l’ubriaco in piazza ma che non sia della sua famiglia.
  • Lagrime di donna, fontana di malizia.
    Lacrime di donna, fontana di malizia.
  • Prima i me dent e dopo i me parént.
    Prima i miei denti e poi i miei parenti.
  • Senza spie no se ciapa i ladri.
    Senza spie non si prendono i ladri.
  • A pagar e a morir, gh’è sempre tempo.
    Per pagare e per morire c’è sempre tempo.
  • Minestra riscalda’ la par de bojo e la xe giassá.
    La minestra riscaldata sembra bollente, ma è ghiacciata.

  • Par farghela a on furbo, ghe vole on furbo e meso.
    Per freghare un furbo ci vuole un furbo e mezzo.
  • Magna e bevi che la vita xe un lampo.
    Mangia e bevi che la vita è breve.

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