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Le 25 più belle Poesie di Natale (brevi e per bambini)

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Ultimo aggiornamento: 29 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie di Natale

Il periodo di Natale è quel lasso di tempo in cui respiriamo un’atmosfera magica dove tutti abbiamo buoni propositi per il futuro, sentendoci anche un po’ poeti.

Il Natale, infatti, è uno di quegli argomenti che sta molto a cuore a tanti poeti e sognatori.

Ecco quindi una selezione delle più belle poesie sul Natale che ci faranno vivere l’atmosfera natalizia attraverso le parole e le rime di grandi artisti e visionari della letteratura. Scoprile subito!

Poesie sul Natale

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  • È Natale
    (Madre Teresa di Calcutta)
    È Natale ogni volta
    che sorridi a un fratello
    e gli tendi la mano.
    È Natale ogni volta
    che rimani in silenzio
    per ascoltare l’altro.
    È Natale ogni volta
    che non accetti quei principi
    che relegano gli oppressi
    ai margini della società.
    È Natale ogni volta
    che speri con quelli che disperano
    nella povertà fisica e spirituale.
    È Natale ogni volta
    che riconosci con umiltà
    i tuoi limiti e la tua debolezza.
  • La Notte Santa
    (Guido Gozzano)
    – Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
    Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
    Presso quell’osteria potremo riposare,
    ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
    Il campanile scocca
    lentamente le sei.
    – Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
    Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
    – Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
    son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe
    Il campanile scocca
    lentamente le sette.
    – Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
    Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
    – Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
    Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.
    Il campanile scocca
    lentamente le otto.
    – O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
    avete per dormire? Non ci mandate altrove!
    – S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
    d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.
    Il campanile scocca
    lentamente le nove.
    – Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
    Pensate in quale stato e quanta strada feci!
    – Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
    Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…
    Il campanile scocca
    lentamente le dieci.
    – Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
    Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
    L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
    non amo la miscela dell’alta e bassa gente.
    Il campanile scocca
    le undici lentamente.
    La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
    – Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
    Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
    Maria già trascolora, divinamente affranta…
    Il campanile scocca
    La Mezzanotte Santa.
    È nato!
    Alleluja! Alleluja!
    È nato il Sovrano Bambino.
    La notte, che già fu sì buia,
    risplende d’un astro divino.
    Orsù, cornamuse, più gaje
    suonate; squillate, campane!
    Venite, pastori e massaie,
    o genti vicine e lontane! Non sete, non molli tappeti,
    ma, come nei libri hanno detto
    da quattro mill’anni i Profeti,
    un poco di paglia ha per letto.
    Per quattro mill’anni s’attese
    quest’ora su tutte le ore.
    È nato! È nato il Signore!
    È nato nel nostro paese!
    Risplende d’un astro divino
    La notte che già fu sì buia.
    È nato il Sovrano Bambino.
    È nato!
    Alleluja! Alleluja!
  • Er Presepio
    (Trilussa)
    Ve ringrazio de core, brava gente,
    pé ‘sti presepi che me preparate,
    ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
    si de st’amore non capite gnente…
    Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
    da secoli lo spargo dalla croce,
    ma la parola mia pare ‘na voce
    sperduta ner deserto, senza ascolto.
    La gente fa er presepe e nun me sente;
    cerca sempre de fallo più sfarzoso,
    però cià er core freddo e indifferente
    e nun capisce che senza l’amore
    è cianfrusaja che nun cià valore.
  • Prologo di Natale
    (Ezra Pound)
    Eco degli Angeli che cantano Exultasti
    Nasce il silenzio da molte quiete
    Così la luce delle stelle si tesse in corde
    Con cui le Potenze di pace fanno dolce armonia.
    Rallegrati, o Terra, il tuo Signore
    Ha scelto il suo santo luogo di riposo.
    Ecco, il segno alato
    Si libra sopra quella crisalide santa.
    L’invisibile Spirito della Stella risponde loro:
    Inchinatevi nel vostro canto, potenze benigne.
    Prostratevi sui vostri archi di avorio e oro!
    Ciò che conoscete solo indistintamente è stato fatto
    Su nelle corti luminose e azzurre vie:
    Inchinatevi nella vostra lode;
    Perché se il vostro sottile pensiero
    Non vede che in parte la sorgente di misteri
    Pure nei vostri canti, siete ordinati di cantare:
    “Gloria! Gloria in excelsis
    Pax in terra nunc natast”.
    Angeli, che proseguono con il loro canto:
    Pastori e re, con agnelli e incenso
    Andate ed espiate l’ignoranza dell’umanità:
    Con la vostra mirra rossa fate sapore dolce.
    Ecco, che il figlio di Dio diventa l’elemosiniere di Dio.
    Date questo poco
    Prima che egli vi dia tutto.
  • Nella notte di Natale
    (Umberto Saba)
    Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
    d’una candela al tenue chiarore,
    ed una forza indomita d’amore
    muove la stanca mano che si affretta.
    Come debole e dolce il suon dell’ore!
    Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
    Una serenità quasi perfetta
    calma i battiti ardenti del mio cuore.
    Notte fredda e stellata di Natale,
    sai tu dirmi la fonte onde zampilla
    Improvvisa la mia speranza buona?
    È forse il sogno di Gesù che brilla
    nell’anima dolente ed immortale
    del giovane che ama, che perdona?
  • Piccolo albero
    (Edward Estlin Cummings)
    Piccolo albero
    piccolo muto albero di Natale
    sei così piccolo che
    sembri piuttosto un fiore;
    chi ti ha trovato nella foresta verde
    e ti dolesti tanto di venir via?
    Vedi io ti conforterò
    perché hai un odore tanto dolce
    bacerò la tua fresca corteccia
    e ti terrò stretto al sicuro
    come farebbe tua madre,
    ma tu non avere paura,
    guarda i lustrini
    che dormono tutto l’anno in una scatola scura
    e sognano d’esser presi fuori e poter luccicare,
    le palline, le catenelle rosso e oro i fili lanuginosi,
    alza le tue piccole braccia
    e te li darò tutti da tenere,
    ogni dito avrà il suo anello
    e non ci sarà un solo posto scuro o infelice
    poi quando sarai completamente vestito,
    starai ritto alza finestra che tutti ti vedano
    e come ti guarderanno con tanto d’occhi!
    oh, ma tu sarai molto orgoglioso
    e la mia sorellina e io ci piglieremo per mano
    e tenendo gli occhi fissi al nostro bell’albero
    danzeremo e canteremo
    “Noel Noel”.
  • Il Presepio (alla nonna)
    (Gabiele D’Annunzio)
    A Ceppo si faceva un presepino
    con la sua brava stella inargentata,
    coi Magi, coi pastori, per benino
    e la campagna tutta infarinata.
    La sera io recitavo un sermoncino
    con una voce da messa cantata,
    e per quel mio garbetto birichino
    buscavo baci e pezzi di schiacciata.
    Poi verso tardi tu m’accompagnavi
    alla nonna con dir: “Stanotte L’Angelo
    ti porterà chi sa che bei regali!”.
    E mentre i sogni m’arridean soavi,
    tu piano, piano mi venivi a mettere
    confetti e soldarelli fra’ i guanciali.
  • Natale
    (Giuseppe Ungaretti)
    Non ho voglia
    di tuffarmi
    in un gomitolo
    di strade
    Ho tanta
    stanchezza
    sulle spalle
    Lasciatemi così
    come una
    cosa
    posata
    in un
    angolo
    e dimenticata
    Qui
    non si sente
    altro
    che il caldo buono
    Sto
    con le quattro
    capriole
    di fumo
    del focolare.
  • Natale degli spalatori di neve
    (Jacques Prévert)
    I nostri camini sono vuoti
    le nostre tasche rivoltate
    ohè ohè ohè
    i nostri camini sono vuoti
    le nostre scarpe bucate
    ohè ohè ohè
    e i nostri figli lividi
    sono a pancia vuota
    ohè ohè ohè
    Eppure è Natale
    Natale che bisogna festeggiare
    Festeggiamo festeggiamo il Natale
    lo si fa ogni anno
    Ohè la vita è bella
    Ohè felice Natale
    Ma ecco la neve che cade
    che cade così dall’alto
    Si farà certo male
    cadendo così dall’alto
    ohè ohè èho
    Povera neve novella
    corriamo corriamo verso quella
    corriamo con le nostre pale
    corriamo a raccoglierla
    perchè questo è il nostro mestiere
    ohè ohè ohè
    Graziosa neve novella
    tu che arrivi dal cielo
    dicci dicci o bella
    ohè ohè ohè
    Quando a Natale
    cadranno di lassù
    i tacchini di Natale
    con i loro piccoli
    ohè ohè èho!
  • Alla vigilia di Natale
    (Bertolt Brecht)
    Oggi siamo seduti, alla vigilia
    di Natale, noi, gente misera,
    in una gelida stanzetta,
    il vento corre fuori, il vento entra.
    Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
    perché tu ci sei davvero necessario.
  • Campane di Natale
    (Henry Wadsworth Longfellow)
    Ho sentito le campane, per Natale,
    suonar le loro vecchie càrole consuete
    e ripetere, dolci e libere, le parole
    di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
    E pensavo a come, venuto quel giorno,
    i campanili di tutta la Cristianità
    avevano battuto al canto ininterrotto
    di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
    E, disperato, ho chinato la testa
    “Non c’è pace sulla terra”, ho detto,
    “Perché l’odio è troppo forte e si fa gioco del canto
    di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini”.
    Poi da ogni bocca nera e maledetta
    il cannone tuonò nel Sud,
    ed in quei rombi annegaron le càrole
    di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
    Fu come se un terremoto scuotesse
    le pietre focaie di un continente
    e mandasse in rovina i focolari domestici
    di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
    Allora le campane hanno rintoccato più forte e profondo:
    “Dio non è morto, e non dorme;
    Il male fallirà, il bene prevarrà
    con pace sulla terra, con buona volontà per gli uomini”.
    Finché con quei rintocchi e con quel canto
    il mondo non è tornato dalla notte al giorno,
    una voce, una melodia, un canto sublime
    di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
  • L’inverno
    (Arpalice Cuman Pertile)
    Non mi piaci, o freddo inverno,
    che ci tieni qua in prigione,
    dove il giorno sembra eterno:
    fuggi, perfida stagione!
    Senza i fiori e la verzura
    sembra morta la natura.
    Più non canta il vago uccello,
    trema e soffre il poverello.
    Ma la mamma sa le fole
    e ci chiama intorno a sé
    con le magiche parole:
    “Una volta c’era un Re…”.
    Poi ritornano il Natale,
    la Befana, il Carnevale;
    ognun d’essi reca un dono:
    freddo inverno, ti perdono!
  • Natale
    (Salvatore Quasimodo)
    Natale. Guardo il presepe scolpito,
    dove sono i pastori appena giunti
    alla povera stalla di Betlemme.
    Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
    salutano il potente Re del mondo.
    Pace nella finzione e nel silenzio
    delle figure di legno: ecco i vecchi
    del villaggio e la stella che risplende,
    e l’asinello di colore azzurro.
    Pace nel cuore di Cristo in eterno;
    ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
    Anche con Cristo e sono venti secoli
    il fratello si scaglia sul fratello.
    Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
    che morirà poi in croce fra due ladri?
  • Le rose di Natale
    (Louis Aragon)
    Quando eravamo il bicchiere rovesciato
    Un ciliegio sfiorito nei turbini bigi
    La terra sotto l’erpice il pane spezzato
    O gli annegati che traversano Parigi
    Quando eravamo fieno giallo pestato
    Il grano saccheggiato e l’imposta battente
    Il canto che smuore la folla piangente
    Quando eravamo il cavallo stramazzato
    Quando privi in Patria di cittadinanza
    Andavamo raminghi senza domani
    Quando tendevamo a spettri di speranza
    La vergognosa nudità delle mani
    Allora quelli che scesero in strada
    Foss’anche un momento per subito cadere
    Furono in pieno inverno le nostre primavere
    Il loro sguardo fu il lampo di una spada
    Natale Natale quelle aurore furtive
    Restituirono a voi uomini di poca fede
    Il grande amore per cui si muore e si vive
    Il domani che di ieri si fa erede
    Oserete ciò che il loro dicembre osa
    Mie belle primavere di scampato pericolo
    Ricordate l’intenso profumo di rosa
    Quando la stella ai pastori fu veicolo
    In pieno sole scorderete la stella
    Scorderete come finì quella notte
    Quando il vento tenderà le scotte
    Scorderete la morte d’Ifigenia bella
    Piange la porpora sulle ciglia delle prataiole
    O se s’imperlano d’un sudor di sangue
    Scorderete la scure sempre in cerca di gole
    Le vedrete con occhio che assente langue
    Non può a lungo tacere il sangue versato
    Scorderete donde venne il raccolto
    E l’uva delle labbra sul terreno sconvolto
    E il gusto amaro che il vino ne ha serbato.
  • Natale sulla Terra
    (Arthur Rimbaud)
    Dallo stesso deserto, nella stessa notte,
    sempre i miei occhi stanchi si destano
    alla stella d’argento, sempre,
    senza che si commuovano
    i Re della vita, i tre magi,
    cuore, anima, spirito.
    Quando ce ne andremo di là
    dalle rive e dai monti,
    a salutare la nascita del nuovo lavoro,
    la saggezza nuova,
    la fuga dei tiranni e dei demoni,
    la fine della superstizione,
    ad adorare – per primi! –
    Natale sulla terra.
  • Natale
    (Alda Merini)
    A Natale non si fanno cattivi
    pensieri ma chi è solo
    lo vorrebbe saltare
    questo giorno.
    A tutti loro auguro di
    vivere un Natale
    in compagnia.
    Un pensiero lo rivolgo a
    tutti quelli che soffrono
    per una malattia.
    A coloro auguro un
    Natale di speranza e di letizia.
    Ma quelli che in questo giorno
    hanno un posto privilegiato
    nel mio cuore
    sono i piccoli mocciosi
    che vedono il Natale
    attraverso le confezioni dei regali.
    Agli adulti auguro di esaudire
    tutte le loro aspettative.
    Per i bambini poveri
    che non vivono nel paese dei balocchi
    auguro che il Natale
    porti una famiglia che li adotti
    per farli uscire dalla loro condizione
    fatta di miseria e disperazione.
    A tutti voi
    auguro un Natale con pochi regali
    ma con tutti gli ideali realizzati.
  • Buon Natale
    (Dino Buzzati)
    E se invece venisse per davvero?
    Se la preghiera, la letterina, il desiderio
    espresso così, più che altro per gioco
    venisse preso sul serio?
    Se il regno della fiaba e del mistero
    si avverasse? Se accanto al fuoco
    al mattino si trovassero i doni
    la bambola il revolver il treno
    il micio l’orsacchiotto il leone
    che nessuno di voi ha comperati?
    Se la vostra bella sicurezza
    nella scienza e nella dea ragione
    andasse a carte quarantotto?
    Con imperdonabile leggerezza
    forse troppo ci siamo fidati.
    E se sul serio venisse?
    Silenzio! O Gesù Bambino
    per favore cammina piano
    nell’attraversare il salotto.
    Guai se tu svegli i ragazzi
    che disastro sarebbe per noi
    così colti così intelligenti
    brevettati miscredenti
    noi che ci crediamo chissà cosa
    coi nostri atomi coi nostri razzi.
    Fa’ piano, Bambino, se puoi.
  • Il presepe
    (Salvatore Quasimodo)
    Natale. Guardo il presepe scolpito,
    dove sono i pastori appena giunti
    alla povera stalla di Betlemme.
    Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
    salutano il potente Re del mondo.
    Pace nella finzione e nel silenzio
    delle figure di legno: ecco i vecchi
    del villaggio e la stella che risplende,
    e l’asinello di colore azzurro.
    Pace nel cuore di Cristo in eterno;
    ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
    Anche con Cristo e sono venti secoli
    il fratello si scaglia sul fratello.
    Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
    che morirà poi in croce fra due ladri?
  • La buona novella
    (Giovanni Pascoli)
    Erano pochi
    i pastori che vegliavano sui monti
    di Giudea. Quasi spenti erano i fuochi.
    Ognuno guardava i cieli,
    ognuno aveva vicino
    il dolce, uguale ruminar del branco.
    E un canto invase allora i cieli: “Pace
    sopra la Terra!”. E i fuochi quasi spenti,
    arsero e desta scintillò la brace.
    Erano in alto nubi, pari a steli
    di giallo, sopra Betlehem; già pronti
    erano, in piedi, attoniti ed aneli,
    i pastori.
    Ed un angelo era, con le braccia stese,
    tra loro, come un’alta esile croce
    bianca; e diceva: “Gioia con voi! Scese
    Dio sulla Terra”.
    Mossero: e Betlehem, sotto l’osanna
    dei cieli ed il fiorir dell’infinito,
    dormiva. E videro, ecco, una capanna.
    Ed ai pastori l’accennò col dito
    un angelo: una stalla umida e nera,
    donde gemea un filo di vagito.
  • Buon Natale
    (Alda Merini)
    A Natale non si fanno cattivi
    pensieri ma chi è solo
    lo vorrebbe saltare
    questo giorno.
    A tutti loro auguro di
    vivere un Natale
    in compagnia.
    Un pensiero lo rivolgo a
    tutti quelli che soffrono
    per una malattia.
    A coloro auguro un
    Natale di speranza e di letizia.
    Ma quelli che in questo giorno
    hanno un posto privilegiato
    nel mio cuore
    sono i piccoli mocciosi
    che vedono il Natale
    attraverso le confezioni dei regali.
    Agli adulti auguro di esaudire
    tutte le loro aspettative.
    Per i bambini poveri
    che non vivono nel paese dei balocchi
    auguro che il Natale
    porti una famiglia che li adotti
    per farli uscire dalla loro condizione
    fatta di miseria e disperazione.
    A tutti voi
    auguro un Natale con pochi regali
    ma con tutti gli ideali realizzati.
  • Alla vigilia di Natale
    (Bertolt Brecht)
    Oggi siamo seduti, alla vigilia
    di Natale, noi, gente misera,
    in una gelida stanzetta,
    il vento corre fuori, il vento entra.
    Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
    perché tu ci sei davvero necessario.
  • A Gesù bambino
    (Umberto Saba)
    La notte è scesa
    e brilla la cometa
    che ha segnato il cammino.
    Sono davanti a Te,
    Santo Bambino!
    Tu, Re dell’universo,
    ci hai insegnato
    che tutte le creature sono uguali,
    che le distingue solo la bontà,
    tesoro immenso,
    dato al povero e al ricco.
    Gesù, fa’ ch’io sia buono,
    che in cuore non abbia che dolcezza.
    Fa’ che il tuo dono
    s’accresca in me ogni giorno
    e intorno lo diffonda,
    nel Tuo nome.
  • Natale di bimbi
    (Olindo Guerrini)
    Innocenti fanciulli,
    che non suggeste ancora
    il velen della vita;
    gioconda età, fiorita
    nel riso dell’aurora,
    nel gaudio dei trastulli;
    anime ignote al male,
    coscïenze serene,
    bocche senza segreti,
    tornano i giorni lieti
    ed il dicembre viene
    col ceppo di Natale;
    speme di forti padri,
    gioia dei dì fugaci,
    gloria ed amor del mondo,
    porgete il capo biondo
    alle carezze, ai baci
    delle festanti madri.
    Ahi, come triste è l’ora
    per l’anime inquïete,
    pei cuori avvelenati!
    O bimbi, o voi beati,
    perché non intendete,
    perché ignorate ancora!
  • Notte Santa
    (Ada Negri)
    Madre, una notte di Natale io penso
    con neve in terra e fulgor d’astri in cielo,
    e dentro il gemmeo fluttuante velo
    un aroma nostalgico d’incenso.
    Tu sfioreresti il suol col passo alato
    de’ tuoi tempi più belli—allor che il gajo
    cuore batteva al ritmo del telajo,
    e povertà ridea senza peccato.
    L’anima in petto io sentirei tremare
    quale a fior della neve il bucaneve;
    scendere a me vedrei, con volo lieve,
    bianche angelelle, nel candor lunare.
    Soavissima notte!…—Uno stupore
    d’infanzia, un’innocenza di bambino
    addormentato.—Io non avrei vicino
    al cuor che il soffio del tuo grande cuore.
    Narrerebbero intanto le campane
    che nacque ancor fra i poveri Gesù.
    E noi s’andrebbe, io senza meta, tu
    senza ricordi, per le valli piane,
    salmodïando in pace—ed al fiorire
    dei cieli, all’alba, in violette e in gigli,
    ritorneremmo tacite ai giacigli
    rupestri, per sognare e per morire.
  • L’anno vecchio se ne va
    (Arpalice Cuman Pertile)
    L’anno vecchio se ne va,
    e mai più ritornerà.
    Io gli ho dato una valigia
    di capricci e impertinenze,
    di lezioni fatte male,
    di bugie e disubbidienze,
    e gli ho detto: «Porta via!
    Questa è tutta roba mia».
    Anno nuovo, avanti avanti,
    ti fan festa tutti quanti.
    Tu la gioia e la salute
    porta a nonni e genitori,
    ai parenti e agli amici.
    Rendi lieti tutti i cuori!
    D’esser buono ti prometto
    anno nuovo benedetto.
  • Il Natale
    (Alessandro Manzoni)
    Qual masso che dal vertice
    Di lunga erta montana,
    Abbandonato all’impeto
    Di rumorosa frana,
    Per lo scheggiato calle
    Precipitando a valle,
    Batte sul fondo e sta;
    Là dove cadde, immobile
    Giace in sua lenta mole;
    Né, per mutar di secoli,
    Fia che riveda il sole
    Della sua cima antica,
    Se una virtude amica
    In alto nol trarrà:
    Tal si giaceva il misero
    Figliol del fallo primo,
    Dal dì che un’ineffabile
    Ira promessa all’imo
    D’ogni malor gravollo,
    Donde il superbo collo
    Più non potea levar.
    Qual mai tra i nati all’odio,
    Quale era mai persona,
    Che al Santo inaccessibile
    Potesse dir: perdona?
    Far novo patto eterno?
    Al vincitore inferno
    La preda sua strappar?
    Ecco ci è nato un Pargolo,
    Ci fu largito un Figlio:
    Le avverse forze tremano
    Al mover del suo ciglio:
    All’uom la mano Ei porge,
    Che si ravviva, e sorge
    Oltre l’antico onor.
    Dalle magioni eteree
    Sgorga una fonte, e scende,
    E nel borron de’ triboli
    Vivida si distende:
    Stillano mèle i tronchi
    Dove copriano i bronchi,
    Ivi germoglia il fior.
    O Figlio, o Tu cui genera
    L’Eterno, eterno seco;
    Qual ti può dir de’ secoli:
    Tu cominciasti meco?
    Tu sei: del vasto empireo
    Non ti comprende il giro:
    La tua parola il fe’.
    E Tu degnasti assumere
    Questa creata argilla?
    Qual merto suo, qual grazia
    A tanto onor sortilla?
    Se in suo consiglio ascoso
    Vince il perdon, pietoso
    Immensamente Egli è.
    Oggi Egli è nato: ad Efrata,
    Vaticinato ostello,
    Ascese un’alma Vergine,
    La gloria d’Israello,
    Grave di tal portato:
    Da cui promise è nato,
    Donde era atteso uscì.
    La mira Madre in poveri
    Panni il Figliol compose,
    E nell’umil presepio
    Soavemente il pose;
    E l’adorò: beata!
    Innanzi al Dio prostrata,
    Che il puro sen le aprì.
    L’Angel del cielo, agli uomini
    Nunzio di tanta sorte,
    Non de’ potenti volgesi
    Alle vegliate porte;
    Ma tra i pastor devoti,
    Al duro mondo ignoti,
    Subito in luce appar.
    E intorno a Lui, per l’ampia
    Notte calati a stuolo,
    Mille celesti strinsero
    Il fiammeggiante volo;
    E accesi in dolce zelo,
    Come si canta in cielo,
    A Dio gloria cantar.
    L’allegro inno seguirono,
    Tornando al firmamento:
    Tra le varcate nuvole
    Allontanossi, e lento
    Il suon sacrato ascese,
    Fin che più nulla intese
    La compagnia fedel.
    Senza indugiar, cercarono
    L’albergo poveretto
    Que’ fortunati, e videro,
    Siccome a lor fu detto,
    Videro in panni avvolto,
    In un presepe accolto,
    Vagire il Re del Ciel.
    Dormi, o Fanciul; non piangere;
    Dormi, o Fanciul celeste:
    Sovra il tuo capo stridere
    Non osin le tempeste,
    Use sull’empia terra,
    Come cavalli in guerra,
    Correr davanti a Te.
    Dormi, o Celeste: i popoli
    Chi nato sia non sanno;
    Ma il dì verrà che nobile
    Retaggio tuo saranno;
    Che in quell’umil riposo,
    Che nella polve ascoso,
    Conosceranno il Re.

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