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Poesie di John Keats: le 10 più belle e romantiche

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Ultimo aggiornamento: 11 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie di John Keats
John Keats (William Hilton)

Vissuto tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, John Keats è stato uno dei più celebri poeti e scrittori del romanticismo inglese.

Nonostante la sua scomparsa prematura fu uno scrittore molto prolifico e di alto livello, al punto da essere considerato un punto di riferimento nientemeno che da Oscar Wilde.

Qui di seguito la nostra selezione delle più belle poesie di John Keats che ne denotano lo stile e il forte sentimentalismo. Eccole!

Poesie di John Keats

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  • Dici di amarmi
    Dici di amarmi, ma con una voce
    Più casta di quella di una suora
    Che canta il tenue Vespero a se stessa,
    Mentre la campana suona a festa…
    Oh, amami davvero!
    Dici di amarmi, ma con un sorriso
    Freddo come un’alba di settembre,
    Come se fossi la suora di San Cupido
    E tenessi le sue settimane delle Tempora.
    Oh, amami davvero!
    Dici di amarmi, ma poi le tue labbra
    Tinte di corallo non insegnano felicità
    Più del corallo stesso del mare;
    Non si aprono mai per un bacio…
    Oh, amami davvero!
    Dici di amarmi, ma poi la tua mano
    Non stringe dolcemente la mia;
    È morta come quella di una statua
    – Mentre la mia brucia di passione –
    Oh, amami davvero!
    Oh, sospirami qualche parola di fuoco!
    E sorridimi come se dovessero bruciarmi!
    Stringiti a me come si stringe un amante…
    Baciami, e nel tuo cuore seppelliscimi!
    Oh, amami davvero!
  • Non posso esistere senza di te
    Non posso esistere senza di te.
    Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
    la mia vita sembra che si arresti lì,
    non vedo più avanti.
    Mi hai assorbito.
    In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi:
    sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto.
    Avrei paura a staccarmi da te.
    Mi hai rapito via l’anima con un potere cui non posso resistere;
    eppure potei resistere finché non ti vidi;
    e anche dopo averti veduta mi sforzai spesso di ragionare
    contro le ragioni del mio amore.
    Ora non ne sono più capace.
    Sarebbe una pena troppo grande.
    Il mio amore è egoista.
    Non posso respirare senza di te.
  • Senza di te
    Non posso esistere senza di te.
    Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
    la mia vita sembra che si arresti lì,
    non vedo più avanti.
    Mi hai assorbito.
    In questo momento ho la sensazione
    come di dissolvermi:
    sarei estremamente triste
    senza la speranza di rivederti presto.
    Avrei paura a staccarmi da te.
    Mi hai rapito via l’anima con un potere
    cui non posso resistere;
    eppure potei resistere finché non ti vidi;
    e anche dopo averti veduta
    mi sforzai spesso di ragionare
    contro le ragioni del mio amore.
    Ora non ne sono più capace.
    Sarebbe una pena troppo grande.
    Il mio amore è egoista.
    Non posso respirare senza di te.
  • Qui, qui amore…
    Qui, qui amore…
    È un prato ombroso…
    Qui, qui amore,
    Nutriamoci e nutriamoci!
    Qui, qui dolce…
    È un giaciglio di erba…
    Qui, qui, dolce!
    È profumato di rugiada!
    Qui, qui cara…
    Per il respiro della vita…
    Qui, qui cara!
    Sii la sposa dell’estate!
    Sebbene il piacere di un momento
    In un momento fugga,
    Sebbene il tesoro della passione
    In un momento muoia…
    Adesso non è ancora passato!
    Pensa quant’è vicino, quant’è vicino!
    E mentre dura
    Pensa com’è bello, com’è bello!
    Qui, qui, qui.
    Amore questo dono ha inviato…
    Se dovessi morire e inaridire,
    Morirei contento.
  • Il giorno è già passato
    Il giorno è già passato
    e le dolcezze son tutte passate!
    O dolce voce, bocca,
    tenera mano e più tenero seno,
    Caldo respiro, sussurri,
    come tenere voci smorzate,
    Occhi splendidi, forme
    superbe e i fianchi dal fascino pieno!
    Il fiore s’è avvizzito
    con ogni incanto ch’era germogliato,
    Della beltà i miei occhi
    han visto dileguare la visione,
    E neppure un’impronta
    sulle mie braccia la beltà ha lasciato,
    È svanita la voce,
    quel cielo di purezza e di passione.
    Tutto è fuggito via
    innanzi tempo al cader della sera,
    Quando già quegli scialbi
    notte e giorno festivi, nel velame
    Profumato d’amore
    di quell’oscurità che più s’annera,
    Cominciano a intrecciare
    per il piacere nascosto le trame.
  • Fulgida stella
    Fulgida stella, come tu lo sei
    fermo foss’io, però non in solingo
    splendore alto sospeso nella notte
    con rimosse le palpebre in eterno
    a sorvegliare come paziente
    ed insonne Romito di natura
    le mobili acque in loro puro ufficio
    sacerdotale di lavacro intorno
    ai lidi umani della terra, oppure
    guardar la molle maschera di neve
    quando appena coprì monti e pianure.
    No, – eppure sempre fermo, sempre senza
    mutamento sul vago seno in fiore
    dell’amor mio, come guanciale; sempre
    sentirne il su e giù soave d’onda, sempre
    desto in un dolce eccitamento
    a udire sempre sempre il suo respiro
    attenuato, e così viver sempre,
    – o se no, venir meno nella morte.
  • Io grido a te pietà, pietà, amore
    Io grido a te pietà, pietà, amore –
    sí, amore! Amore misericordioso,
    non supplizio di Tantalo, ma univoco
    pensiero, ed immutabile e innocente,
    a viso aperto e chiaro e senza macchia!
    Lascia ch’io t’abbia tutta, tutta mia!
    Quella forma leggiadra, quella dolce
    droga d’amore minima, il tuo bacio –
    mani ed occhi divini, il caldo e bianco
    lucente seno dalle mille gioie;
    te stessa, la tua anima, ti supplico
    per pietà, dammi tutto, non escluso
    un atomo di un atomo, o morrò,
    o se forse vivrò, tuo miserando
    servo, sarà mia vita senza scopo
    nella foschia della sventura inutile –
    perduto dal palato della mente
    il gusto e resa l’ambizione cieca.
  • Lucente stella
    Lucente stella, esser potessi come te costante –
    non però, in solitario splendore, nella notte sospesa,
    mentre, con il tuo sguardo eterno, osservi distante
    tu, della natura paziente e insonne eremita,
    le mutevoli acque al sacro compito intente
    di pure abluzioni attorno alle spiagge umane,
    o mentre scruti la maschera, discesa lievemente,
    di fresca neve sui monti, e sopra le brughiere –
    No – sempre costante, senza un cambiamento,
    adagiarmi vorrei sul seno generoso del mio amore,
    sentendolo abbassarsi e sollevarsi lento,
    in dolce inquietudine e senza mai dormire,
    Così sempre, e per sempre, il suo lieve respiro sentire
    e vivere in eterno – o, in estasi, morire.
  • Canzone
    Nella notte cupa di dicembre
    Tanto felice albero felice
    Coi rami che non ricordano
    La loro verde felicità:
    Il vento non può dissolverli
    Sibilando bianco tra loro,
    Né le fredde sgelate trattengono
    I germogli di primavera.
    Nella notte cupa di dicembre
    Tanto felice felice ruscello
    Per le acque che non ricordano
    Lo sguardo caldo del sole
    E nell’oblio trattengono
    Tormenti di cristallo
    Dolci senza lamenti
    Al tempo ghiacciato.
    Oh, fosse così per tanti
    Ragazzi e dolci amanti!
    Ve n’è mai stato uno
    Che non ha pianto al passato?
    Percepire il mutamento, sentirlo,
    Sapere che nessuno può sanarlo,
    Che i sensi non possono indurirlo.
    Questo mai è stato detto in poesia.
  • Voglio una coppa piena sino all’orlo
    “Che terribile bellezza!
    Da quest’istante strappo dalla mia mente qualsiasi altra donna”
    Voglio una coppa piena sino all’orlo
    E dentro annegarci l’anima:
    Riempitela d’una droga capace
    Di bandire la Donna dalla mente.
    E non voglio dell’acqua poetica, che scaldi
    I sensi al desiderio lussurioso,
    Ma una sorsata profonda
    Tracannata dalle onde del Lete,
    Per liberare con un incanto il mio
    Petto disperato dall’immagine
    Più bella che gli occhi miei festanti
    Videro, intossicandone la mente.
    È inutile – mi perseguita struggente
    La dolcezza di quel viso.
    Lo sfavillio del suo sguardo splendente –
    E quel seno, terrestre paradiso.
    Mai più felice sarà la vista mia,
    Ché ha perso il visibile ogni sapore:
    Perduto è il piacere della poesia,
    L’ammirazione per il classico nitore.
    Sapesse lei come batte il mio cuore,
    Con un sorriso ne lenirebbe la pena,
    E sollevato ne sentirei la dolcezza,
    La gioia, mescolata col dolore.
    Come un toscano perduto in Lapponia,
    Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,
    Così sarà lei per me in eterno
    L’aura della mia memoria.

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