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15 Poesie sull’Inverno

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Ultimo aggiornamento: 21 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie sull'Inverno

L’inverno è la stagione più fredda dell’anno in cui il tempo sembra un po’ fermarsi nell’attesa della più mite primavera.

Eppure l’inverno sa anche regalarci sensazioni magiche, colori incantati, serate intorno al fuoco e palle di neve.

Qui di seguito le più belle poesie sull’inverno che ne raccontano le sensazioni e le immagini più suggestive da farci venire i brividi. Eccole!

Poesie sull’inverno

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  • Inverno
    (Antonia Pozzi)
    Fili neri di pioppi
    fili neri di nubi
    sul cielo rosso
    e questa prima erba
    libera dalla neve
    chiara
    che fa pensare alla primavera
    e guardare
    se ad una svolta
    nascono le primule.
    Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri,
    la nebbia addormenta i fossati,
    un lento pallore devasta
    i dolori del cielo.
    Scende la notte,
    nessun fiore è nato
    è inverno, anima
    è inverno.
  • Tedio Invernale
    (Giosuè Carducci)
    Ma ci fu dunque un giorno
    su questa, terra il sole?
    Ci fùr rose e viole,
    luce, sorriso, ardor?
    Ma ci fu dunque un giorno
    la dolce giovinezza
    la gloria e la bellezza
    fede, virtude, amor?
    Ciò forse avvenne ai tempi
    d’Omero e di Valmichi,
    ma quei son tempi antichi,
    il sole or non è più.
    E questa ov’io m’avvolgo
    nebbia di verno immondo
    è cenere d’un mondo
    che forse un giorno fu.
  • Sole d’Inverno
    (Ada Negri)
    Capo d’anno: sì mite, e quanto sole!
    Io già respiro il marzo, in questa luce
    d’oro, che so breve e bugiarda. E rido
    alla menzogna, me ne godo; e ad essa
    mi scaldo, come fan pruno e castagno
    cui rispunta a capriccio qualche gemma,
    nella certezza che morrà domani
    prima d’aprirsi. Gemme senza fiore
    sui rami e nel mio cuore,
    gioia d’un giorno, conscia d’esser viva
    sol per un giorno!
    Non importa. È gioia.
  • Soffia, soffia, vento d’inverno
    (William Shakespeare)
    Soffia, soffia, vento invernale
    tu non sei così crudele
    come l’ingratitudine dell’animo umano;
    non è sì affilato il tuo dente
    proprio perché nessuno t’ha visto,
    anche se hai rude il respiro.
    Ehi-oh, canta, ehi-oh al verde agrifoglio
    se fingendo maggiore amicizia,
    fu amorevole mera follia
    allora, ehi-oh, agrifoglio!
    Molto allegra è davver questa vita.
    Raggela, raggela l’amaro tuo cielo
    che non punge perché sì vicino,
    giacché immemore d’ogni vantaggio
    fai tu corrugare le acque,
    la tua fitta non è tanto acuta
    che un amico non la ricordò.
    Ehi-oh, canta, ehi-oh al verde agrifoglio.
    Se fingendo maggiore amicizia
    fu amorevole mera follia,
    allora, ehi-oh agrifoglio;
    molto allegra è davver questa vita.
  • Inverno
    (Umberto Saba)
    È notte, inverno rovinoso. Un poco
    sollevi le tendine, e guardi. Vibrano
    i tuoi capelli selvaggi, la gioia
    ti dilata improvvisa l’occhio nero;
    che quello che hai veduto – era un’immagine
    della fine del mondo – ti conforta
    l’intimo cuore, lo fa caldo e pago.
    Un uomo si avventura per un lago
    di ghiaccio, sotto una lampada storta.
  • Sognato per l’inverno
    (Arthur Rimbaud)
    A*** Lei,
    D’inverno, andremo in un piccolo vagone rosa
    Con i cuscini blu.
    Staremo bene. Un nido di folli baci riposa
    In ogni morbido cantuccio.
    Chiuderai gli occhi, per non veder, dal finestrino,
    Le ombre della sera ghignare,
    Quelle arcigne mostruosità, plebaglia
    Di neri demoni e neri lupi.
    Poi ti sentirai la guancia graffiata…
    Un piccolo bacio, come un ragno impazzito,
    Ti correrà sul collo…
    E mi dirai “Cerca!” chinando la testa,
    – E perderemo tempo a cercare quella bestia
    – Che viaggia tanto…
  • Stiano alti tutto l’inverno
    (Fëdor Ivanovič Tjutčev)
    Stiano alti tutto l’inverno
    i pini e gli abeti,
    e di neve e bufere
    dormano avvolti.
    Il loro scarno verde,
    come gli aghi di un riccio,
    se mai non ingiallisce,
    pure non è mai fresco.
    Noi popolo lieve,
    pure fioriamo e splendiamo
    e solo per breve tempo
    siamo ospiti dei rami.
  • Stelle d’inverno
    (Sara Teasdale)
    Sono uscita di notte, da sola;
    Il sangue giovane che scorreva al di là del mare
    Sembrava aver infradiciato le ali del mio spirito –
    Duramente sopportavo il mio dolore.
    Ma quando ho sollevato la testa
    Dalle ombre tremanti sulla neve,
    Ho visto Orione, verso est,
    Brillare costante come un tempo.
    Dalle finestre della casa di mio padre,
    Sognando i miei sogni nelle notti d’inverno,
    Guardavo Orione quand’ero bambina
    Al di sopra delle luci di un’altra città.
    Passano gli anni, passano i sogni, passa anche la giovinezza
    Il cuore del mondo sotto il peso delle sue guerre si spezza,
    Tutto è cambiato, tranne, verso est,
    La fedele bellezza delle stelle.
  • Sole d’inverno
    (Giosuè Carducci)
    Nel solitario verno de l’anima
    spunta la dolce imagine,
    e tocche frangonsi tosto le nuvole
    de la tristezza e sfumano.
    Già di cerulea gioia rinnovasi
    ogni pensiero: fremere
    sentomi d’intima vita gli spiriti:
    il gelo inerte fendesi.
    Già de’ fantasimi dal mobil vertice
    spiccian gli affetti memori,
    scendon con rivoli freschi di lacrime
    giú per l’ombra del tedio.
    Scendon con murmuri che a gli antri chiamano
    echi d’amor superstiti
    e con letizia d’acque che a’ margini
    sonni di fiori svegliano.
    Scendono, e in limpido fiume dilagano,
    ove le rive e gli alberi
    e i colli e il tremulo riso de l’aere
    specchiasi vasto e placido.
    Tu su la nubila cima de l’essere,
    tu sali, o dolce imagine;
    e sotto il candido raggio devolvere
    miri il fiume de l’anima.
  • Languore d’inverno
    (Matsuo Bashō)
    Languore d’inverno:
    nel mondo di un solo colore
    il suono del vento.
  • Il pupazzo di neve
    (Jacques Prévert)
    Nella notte dell’inverno,
    galoppa un grande uomo bianco.
    È un pupazzo di neve
    con un pipa di legno
    un grande pupazzo di neve
    perseguitato dal freddo.
    In una piccola casa
    entra senza bussare
    e per riscaldarsi
    si siede sulla stufa rovente
    e sparisce d’un tratto
    lasciando solo lo sua pipa
    in mezzo ad una pozza d’acqua
    ed il suo vecchio cappello.
  • L’odore dell’inverno
    (Anton Čechov)
    Il tempo dapprincipio fu bello,
    calmo. Schiamazzavano i
    tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo
    faceva un brusio, come se
    soffiasse in una bottiglia vuota.
    Passò a volo una beccaccia e
    nell’aria con allegri rimbombi.
    Ma quando nel bosco si fece
    buio e soffiò da oriente un vento
    freddo e penetrante, tutto tacque.
    Sulle pozzanghere si allungarono
    degli aghetti di ghiaccio.
    Il bosco divenne squallido, solitario.
    Si sentì l’odore dell’inverno.
  • Inverno lungo
    (Antonia Pozzi)
    Per un raggio di sole non è
    lo sgelo.
    Ancora l’intrico pallido
    delle ombre
    è l’unico ornamento della terra
    sotto gli alberi nudi.
    In Norvegia ora sul ghiaccio
    danzano i bimbi, vestiti
    di panno rosso;
    con le lame dei pattini disegnano
    fiori d’argento
    su quella che fu
    acqua oscura.
  • Inverno
    (Giuseppe Ungaretti)
    Come un seme il mio animo ha bisogno del lavoro nascosto di questa stagione.
  • Sole d’inverno
    (Antonio Machado)
    È mezzogiorno. Un parco.
    Inverno. Bianchi viottoli;
    monticelli simmetrici
    e scheletrici rami.
    Dentro la serra
    aranci nei vasi,
    e nella botte, dipinta
    di verde. la palma.
    Dice un vecchietto,
    fra il vecchio se stesso:
    Il sole questa bellezza
    di sole! I bimbi giocano.
    L’acqua della fontana
    scivola, scorre e sugna
    lambendo, quasi muta,
    la verdognola pietra.
  • Il cielo è basso
    (Emily Dickinson)
    Il cielo è basso, le nuvole a mezz’aria,
    un fiocco di neve vagabondo
    fra scavalcare una tettoia o una viottola
    non sa decidersi.
    Un vento meschino tutto il giorno si lagna
    di come qualcuno l’ha trattato;
    la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
    senza il suo diadema.
  • L’inverno
    (Arpalice Cuman Pertile)
    Non mi piaci, o freddo inverno,
    che ci tieni qua in prigione,
    dove il giorno sembra eterno:
    fuggi, perfida stagione!
    Senza i fiori e la verzura
    sembra morta la natura.
    Più non canta il vago uccello,
    trema e soffre il poverello.
    Ma la mamma sa le fole
    e ci chiama intorno a sé
    con le magiche parole:
    “Una volta c’era un Re…”.
    Poi ritornano il Natale,
    la Befana, il Carnevale;
    ognun d’essi reca un dono:
    freddo inverno, ti perdono!
  • Nel mezzo di un gelido inverno
    (Christina Rossetti)
    Nel mezzo di un gelido inverno
    Il vento gelato portava lamenti,
    La terra era dura come il ferro,
    L’acqua come una pietra;
    La neve era caduta,
    Neve su neve,
    Nel mezzo di un gelido inverno,
    Molto tempo fa
    Nostro Dio, il paradiso non può trattenerlo,
    Né la terra sorreggerlo;
    Il cielo e la terra fuggiranno
    Quando verrà il suo Regno;
    Nel mezzo di un gelido inverno
    Una stalla fù sufficiente
    Per il Signore Dio incarnato,
    Gesù Cristo.
    Bastò per lui, che i cherubini
    lo adorassero notte e giorno
    Un seno pieno di latte
    E una mangiatoia piena di fieno.
    Bastò per lui, che angeli
    caduti in passato,
    Il bue, l’asino e il cammello
    lo adorassero.
    Angeli ed arcangeli
    erano tutti lì riuniti,
    Cherubini e serafini
    Affollavano l’aria
    Ma solo sua madre
    Nella sua fanciulla beatitudine,
    Adorò l’amato
    Con un bacio.
    Cosa posso dargli,
    Povera come sono?
    Se fossi un pastore
    Porterei un agnello,
    Se fossi un Magio
    Farei la mia parte,
    Ecco cosa posso dargli —
    Gli dono il mio cuore
  • Il gatto inverno
    (Gianni Rodari)
    Ai vetri della scuola stamattina
    l’inverno strofina
    la sua schiena nuvolosa
    come un vecchio gatto grigio:
    con la nebbia fa i giochi di prestigio,
    e le case fa sparire
    e ricomparire;
    con le zampe di neve imbianca il suolo
    e per coda ha un ghiacciuolo…
    Sì, signora maestra,
    mi sono un po’ distratto:
    ma per forza con quel gatto,
    con l’inverno alla finestra
    che mi ruba i pensieri
    e se li porta in slitta
    per allegri sentieri.
    Invano io li richiamo:
    si saranno impigliati
    in qualche ramo spoglio;
    o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti,
    fingon d’essere merli e passerotti.

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