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15 Poesie sulla Felicità

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Ultimo aggiornamento: 23 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie sulla Felicità

La felicità è una sensazione che un po’ tutti cerchiamo costantemente, ma che per certi versi la possiamo trovare solo smettendo di cercarla.

Può durare un attimo, essere il frutto di un’illusione o la meta di un cammino spirituale. Forse si nasconde dietro cose semplici: un sorriso, un abbraccio, un dettaglio quasi impercettibile.

Qui di seguito la nostra selezione delle più belle poesie sulla felicità che ci aiuteranno a capirne il significato e, chissà, a viverne la magia. Eccole!

Poesie sulla felicità

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  • Felicità
    (Trilussa)
    C’è un’ape che si posa
    su un bocciolo di rosa:
    lo succhia e se ne va…
    Tutto sommato, la felicità
    è una piccola cosa.
  • Quasi anonima sorridi
    (Fernando Pessoa)
    Quasi anonima sorridi
    e il sole indora i tuoi capelli.
    Perché per essere felici
    è necessario non saperlo?
  • Canta la gioia
    (Gabriele D’Annunzio)
    Canta la gioia! Io voglio cingerti
    di tutti i fiori perché tu celebri
    la gioia la gioia la gioia,
    questa magnifica donatrice!
    Canta l’immensa gioia di vivere,
    d’esser forte, d’essere giovine,
    di mordere i frutti terrestri
    con saldi e bianchi denti voraci,
    di por le mani audaci e cupide
    su ogni dolce cosa tangibile,
    di tendere l’arco su ogni
    preda novella che il desìo miri,
    e di ascoltare tutte le musiche,
    e di guardare con occhi fiammei
    il volto divino del mondo
    come l’amante guarda l’amata,
    e di adorare ogni fuggevole
    forma, ogni segno vago, ogni immagine
    vanente, ogni grazia caduca,
    ogni apparenza ne l’ora breve.
    Canta la gioia! Lungi da l’anima
    nostro il dolore, veste cinerea.
  • Il mondo
    (René Magritte)
    Il mondo
    è così totalmente
    e meravigliosamente
    privo di senso
    che riuscire ad essere felici
    non è fortuna
    è arte allo stato puro.
  • Felicità
    (Umberto Saba)
    La giovanezza cupida di pesi
    porge spontanea al carico le spalle.
    Non regge. Piange di malinconia.
    Vagabondaggio, evasione, poesia,
    cari prodigi sul tardi! Sul tardi
    l’aria si affina ed i passi si fanno
    leggeri.
    Oggi è il meglio di ieri,
    se non è ancora la felicità.
    Assumeremo un giorno la bontà
    del suo volto, vedremo alcuno sciogliere
    come un fumo il suo inutile dolore.
  • Non aspettare
    (Madre Teresa di Calcutta)
    Non aspettare di finire l’università,
    di innamorarti,
    di trovare lavoro,
    di sposarti,
    di avere figli,
    di vederli sistemati,
    di perdere quei dieci chili,
    che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
    la primavera,
    l’estate,
    l’autunno o l’inverno.
    Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
    La felicità è un percorso, non una destinazione.
    Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
    ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.
    Ricordati che la pelle avvizzisce,
    i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
    Ma l’importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
    Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
    Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
    Finché sei vivo, sentiti vivo.
    Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.
  • Felicità
    (Hermann Hesse)
    Fin quando dai la caccia alla felicità,
    non sei maturo per essere felice,
    anche se quello che più ami è già tuo.
    Fin quando ti lamenti del perduto
    ed hai solo mete e nessuna quiete,
    non conosci ancora cos’è pace.
    Solo quando rinunci ad ogni desiderio
    e non conosci né meta né brama
    e non chiami per nome la felicità,
    Allora le onde dell’accadere non ti raggiungono più
    e il tuo cuore e la tua anima hanno pace.
  • La Felicità
    (Giovanni Pascoli)
    Quando, all’alba, dall’ombra s’affaccia,
    discende le lucide scale
    e svanisce; ecco dietro la traccia
    d’un fievole sibilo d’ale,
    io la inseguo per monti, per piani,
    nel mare, nel cielo: già in cuore
    io la vedo, già tendo le mani,
    già tengo la gloria e l’amore.
    Ahi! ma solo al tramonto m’appare,
    su l’orlo dell’ombra lontano,
    e mi sembra in silenzio accennare
    lontano, lontano, lontano.
    La via fatta, il trascorso dolore,
    m’accenna col tacito dito:
    improvvisa, con lieve stridore,
    discende al silenzio infinito.
  • Nelle azzurre sere d’estate
    (Arthur Rimbaud)
    Nelle azzurre sere d’estate, me ne andrò per i sentieri,
    graffiato dagli steli, sfiorando l’erba nuova:
    trasognato, ne sentirò la frescura sotto i piedi,
    e lascerò che il vento mi bagni la testa nuda.
    Non parlerò, non penserò a niente:
    Ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
    E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro.
  • Strofe per musica
    (George Gordon Byron)
    Dicono che la speranza sia felicità,
    ma il vero amore deve amare il passato,
    e il ricordo risveglia i pensieri felici che primi sorgono e ultimi svaniscono.
    E tutto ciò che il ricordo ama di più un tempo fu speranza solamente;
    e quel che amò e perse la speranza
    oramai è circonfuso nel ricordo.
    È triste! È tutto un’illusione:
    il futuro ci inganna da lontano,
    non siamo più quel che ricordiamo,
    né osiamo pensare a ciò che siamo.
  • Eppure primavera è nell’aria
    (Oscar Wilde)
    Pieno inverno: il contadino vigoroso
    Trasporta le fascine della legnaia gelida
    e batte i piedi contro il focolare.
    Sul fuoco che langue getta i ceppi freschi
    e ride perché la vampata spaventa
    i suoi bambini. Eppure, primavera è nell’aria.
    Cinta di erba gioia, verde sorridente.
    E avanti indietro per il campo va il seminatore
    e dietro a lui ridendo un ragazzino spaventa i corvi
    Rapaci, coi suoi strilli. Allora il castagno si veste
    Splendidamente, e sull’erba si iega il fiore cremoso
    In eccesso odoroso.
  • Quanto è felice la piccola pietra
    (Emily Dickinson)
    Quanto è felice la piccola pietra
    che rotola sulla strada tutta sola
    e non si preoccupa della carriera
    e non teme le esigenze –
    il cui cappotto di bruno elementare
    indossa un universo passeggero,
    e indipendente come il Sole
    si accompagna o brilla sola,
    seguendo una volontà assoluta
    con spontanea semplicità.
  • Vi auguro sogni a non finire
    (Jacques Brel)
    Vi auguro sogni a non finire e la voglia furiosa di realizzarne alcuni.
    Vi auguro di amare ciò che si deve amare e di dimenticare ciò che si deve dimenticare.
    Vi auguro passioni, vi auguro silenzi.
    vi auguro il canto degli uccelli al risveglio e le risate dei bambini.
    Vi auguro di rispettare le differenze degli altri, perché il merito e il valore di ognuno spesso è nascosto.
    Vi auguro di resistere alla stagnazione, all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
    Vi auguro, infine, di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura, alla vita, all’amore, perché la vita è una magnifica avventura e nessuno dovrebbe rinunciarvi, senza combattere una dura battaglia.
    Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la felicità è il nostro vero destino.
  • Ama la vita
    (Madre Teresa di Calcutta)
    Ama la vita così com’è
    Amala pienamente, senza pretese;
    amala quando ti amano o quando ti odiano,
    amala quando nessuno ti capisce,
    o quando tutti ti comprendono.
    Amala quando tutti ti abbandonano,
    o quando ti esaltano come un re.
    Amala quando ti rubano tutto,
    o quando te lo regalano.
    Amala quando ha senso
    o quando sembra non averlo nemmeno un po’.
    Amala nella piena felicità,
    o nella solitudine assoluta.
    Amala quando sei forte,
    o quando ti senti debole.
    Amala quando hai paura,
    o quando hai una montagna di coraggio.
    Amala non soltanto per i grandi piaceri
    e le enormi soddisfazioni;
    amala anche per le piccolissime gioie.
    Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
    amala anche se non è come la vorresti.
    Amala ogni volta che nasci
    ed ogni volta che stai per morire.
    Ma non amare mai senza amore.
    Non vivere mai senza vita!
  • Felicità
    (Totò)
    Felicità!
    Vurria sapè ched’è chesta parola,
    vurria sapè che vvò significà.
    Sarrà gnuranza ‘a mia, mancanza ‘e scola,
    ma chi ll’ha ‘ntiso maje annummenà.
  • Il sabato del villaggio
    (Giacomo Leopardi)
    La donzelletta vien dalla campagna,
    In sul calar del sole,
    Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
    Un mazzolin di rose e di viole,
    Onde, siccome suole,
    Ornare ella si appresta
    Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
    Siede con le vicine
    Su la scala a filar la vecchierella
    Incontro là dove si perde il giorno;
    E novellando vien del suo buon tempo,
    Quando ai dì della festa ella si ornava,
    Ed ancor sana e snella
    Solea danzar la sera intra di quei
    Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
    Già tutta l’aria imbruna,
    Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
    Giù da’ colli e da’ tetti,
    Al biancheggiar della recente luna.
    Or la squilla dà segno
    Della festa che viene;
    Ed a quel suon diresti
    Che il cor si riconforta.
    I fanciulli gridando
    Su la piazzuola in frotta,
    E qua e là saltando,
    Fanno un lieto romore:
    E intanto riede alla sua parca mensa,
    Fischiando, il zappatore,
    E seco pensa al dì del suo riposo.
    Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
    E tutto l’altro,
    Odi il martel picchiare, odi la sega
    Del legnaiuol, che veglia
    Nella chiusa bottega alla lucerna,
    E s’affretta, e s’adopra
    Di Fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
    Questo di sette è il più gradito giorno,
    Pien di speme e di gioia:
    Diman tristezza e noia
    Recheran l’ore, ed al travaglio usato
    Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
    Garzoncello scherzoso,
    Cotesta età fiorita
    È come un giorno d’allegrezza pieno,
    Giorno chiaro, sereno,
    Che percorre alla festa di tua vita.
    Godi, fanciullo mio: stato soave,
    Stagion lieta è cotesta.
    Altro dirti non vò; ma la tua festa
    Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

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