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10 Poesie sulle Donne e per le Donne

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Ultimo aggiornamento: 18 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie sulle Donne

Tra i diversi argomenti che più affascinano i poeti, e naturalmente anche le poetesse, le donne occupano sicuramente un posto molto importante.

Il genere femminile ha da sempre ispirato molti pensieri affascinanti e testi di grande valore artistico.

Ecco quindi una selezione delle più belle e famose poesie sulle donne che ne descrivono al meglio bellezza, forza e intelligenza. Scoprile subito!

Poesie sulle donne

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  • Tieni sempre presente
    (Madre Teresa di Calcutta)
    Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
    i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni…
    Però ciò che è importante non cambia;
    la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
    Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
    Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
    Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
    Fino a quando sei viva, sentiti viva.
    Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
    Non vivere di foto ingiallite…
    Insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
    Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
    Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
    Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
    Quando non potrai camminare veloce, cammina.
    Quando non potrai camminare, usa il bastone.
    Però non trattenerti mai.
  • In piedi, Signori, davanti a una Donna
    (William Shakespeare)
    Per tutte le violenze consumate su di lei
    per tutte le umiliazioni che ha subito
    per il suo corpo che avete sfruttato
    per la sua intelligenza che avete calpestato
    per l’ignoranza in cui l’avete lasciata
    per la libertà che le avete negato
    per la bocca che le avete tappato
    per le ali che le avete tagliato
    per tutto questo
    in piedi, Signori, davanti a una Donna.
    E non bastasse questo
    inchinatevi ogni volta
    che vi guarda l’anima
    perché Lei la sa vedere
    perché Lei sa farla cantare.
    In piedi, Signori,
    ogni volta che vi accarezza una mano
    ogni volta che vi asciuga le lacrime
    come foste i suoi figli
    e quando vi aspetta
    anche se Lei vorrebbe correre.
    In piedi, sempre in piedi, miei Signori
    quando entra nella stanza
    e suona l’amore
    e quando vi nasconde il dolore
    e la solitudine
    e il bisogno terribile di essere amata.
    Non provate ad allungare la vostra mano
    per aiutarla
    quando Lei crolla
    sotto il peso del mondo.
    Non ha bisogno
    della vostra compassione.
    Ha bisogno che voi
    vi sediate in terra vicino a Lei
    e che aspettiate
    che il cuore calmi il battito,
    che la paura scompaia,
    che tutto il mondo riprenda a girare
    tranquillo
    e sarà sempre Lei ad alzarsi per prima
    e a darvi la mano per tirarvi sù
    in modo da avvicinarvi al cielo
    in quel cielo alto dove la sua anima vive
    e da dove, Signori,
    non la strapperete mai.
  • Ti meriti un amore
    (Frida Kahlo)
    Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
    con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
    con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.
    Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,
    in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,
    che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.
    Ti meriti un amore che voglia ballare con te,
    che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi
    e non si stanchi mai di leggere le tue espressioni.
    Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,
    che ti appoggi quando fai il ridicolo,
    che rispetti il tuo essere libera,
    che ti accompagni nel tuo volo,
    che non abbia paura di cadere.
    Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie,
    che ti porti l’illusione,
    il caffè
    e la poesia.
  • Io non sono una donna
    (Edith Södergran)
    Io non sono una donna. Sono una cosa neutra.
    Sono un bimbo, un paggio e una decisione ardita,
    sono un raggio ridente di sole scarlatto…
    Io sono una rete per tutti i pesci voraci,
    sono un calice a onore di tutte le donne,
    sono un passo verso il caso e la rovina,
    sono un salto nella libertà e nel sé…
    Io sono il sussurro del sangue nell’orecchio dell’uomo,
    sono una febbre dell’anima, della carne voglia e rifiuto,
    sono una targa d’ingresso a nuovi paradisi.
    Io sono una fiamma, che cerca vivace,
    sono un’acqua, fonda, ma audace fino al ginocchio,
    sono fuoco e acqua in rapporto leale, e senza condizioni…
  • Donna
    (Rabindranath Tagore)
    Donna, non sei soltanto l’opera di Dio,
    ma anche degli uomini, che sempre
    ti fanno bella con i loro cuori.
    I poeti ti tessono una rete
    con fili di dorate fantasie;
    i pittori danno alla tua forma
    sempre nuova immortalità.
    Il mare dona le sue perle,
    le miniere il loro oro,
    i giardini d’ estate i loro fiori
    per adornarti, per coprirti,
    per renderti sempre più preziosa.
    Il desiderio del cuore degli uomini
    ha steso la sua gloria
    sulla tua giovinezza.
    Per metà sei donna, e per metà sei sogno.
  • Sono fatta così
    (Jacques Prévert)
    Sono fatta così
    Se ho voglia di ridere
    Rido come una matta
    Amo colui che m’ama
    Non è colpa mia
    Se non è sempre quello
    Per cui faccio follie
    Sono quella che sono
    Sono fatta così
    Che volete ancora
    Che volete da me
    Son fatta per piacere
    Non c’è niente da fare
    Troppo alti i miei tacchi
    Troppo arcuate le reni
    Troppo sodi i miei seni
    Troppo truccati gli occhi
    E poi
    Che ve ne importa a voi
    Sono fatta così
    Chi mi vuole son qui
    Che cosa ve ne importa
    Del mio proprio passato
    Certo qualcuno ho amato
    E qualcuno ha amato me
    Come i giovani che s’amano
    Sanno semplicemente amare
    Amare amare…
    Che vale interrogarmi
    Sono qui per piacervi
    E niente può cambiarmi.
  • A tutte le donne
    (Alda Merini)
    Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
    sei un granello di colpa
    anche agli occhi di Dio
    malgrado le tue sante guerre
    per l’emancipazione.
    Spaccarono la tua bellezza
    e rimane uno scheletro d’amore
    che però grida ancora vendetta
    e soltanto tu riesci
    ancora a piangere,
    poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
    poi ti volti e non sai ancora dire
    e taci meravigliata
    e allora diventi grande come la terra
    e innalzi il tuo canto d’amore.
  • Casalinga
    (Anne Sexton)
    Certe donne sposano una casa.
    Altra pelle, altro cuore
    altra bocca, altro fegato
    altra peristalsi.
    Altre pareti:
    incarnato stabilmente roseo.
    Guarda come sta a carponi tutto il giorno
    A strofinar per fedeltà se stessa.
    Gli uomini c’entrano per forza,
    risucchiati come Giona
    in questa madre ben in carne.
    Una donna è sua madre.
    Questo conta.
  • Volto di donna
    (Rainer Maria Rilke)
    Volto di donna, nel suo sonno
    chiusa, sembra cullata
    da qualche suono segreto
    che tutta la riempie.
    Dal suo corpo sonoro, addormentato,
    ella trae la gioia
    d´essere un tenero rumore
    agli occhi del silenzio.
  • Paternità
    (Cesare Pavese)
    Fantasia della donna che balla, e del vecchio
    che è suo padre e una volta l’aveva nel sangue
    e l’ha fatta una notte, godendo in un letto, bel nudo.
    Lei s’affretta per giungere in tempo a svestirsi,
    e ci sono altri vecchi che attendono. Tutti
    le divorano, quando lei salta a ballare, la forza
    delle gambe con gli occhi, ma i vecchi ci tremano.
    Quasi nuda è la giovane. E i giovani guardano
    con sorrisi, e qualcuno vorrebbe esser nudo.
    Sembran tutti suo padre i vecchiotti entusiasti
    e son tutti, malfermi, un avanzo di corpo
    che ha goduto altri corpi. Anche i giovani un giorno
    saran padri, e la donna è per tutti una sola.
    È accaduto in silenzio. Una gioia profonda
    prende il buio davanti alla giovane viva.
    Tutti i corpi non sono che un corpo, uno solo
    che si muove inchiodando gli sguardi di tutti.
    Questo sangue, che scorre le membra diritte
    della giovane, è il sangue che gela nei vecchi;
    e suo padre che fuma in silenzio, a scaldarsi,
    lui non salta, ma ha fatto la figlia che balla.
    C’è un sentore e uno scatto nel corpo di lei
    che è lo stesso nel vecchio, e nei vecchi. In silenzio
    fuma il padre e l’attende che ritorni, vestita.
    Tutti attendono, giovani e vecchi, e la fissano;
    e ciascuno, bevendo da solo, ripenserà a lei.
  • Se domani non torno
    (Cristina Torre Cáceres)
    Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
    Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
    Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
    Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
    Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
    Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
    Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucía).
    Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
    Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
    Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
    Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
    Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
    Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
    Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
    Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
    Ma, per carità, non legare mia sorella.
    Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
    Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
    Sono loro, saranno sempre loro.
    Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
    Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
    Combatti perché possano urlare più forte di me.
    Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
    Mamma, non piangere le mie ceneri.
    Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
    Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
  • Donne appassionate
    (Cesare Pavese)
    Le ragazze al crepuscolo scendono in acqua,
    quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
    ogni foglia trasale, mentre emergono caute
    sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
    fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota.
    Le ragazze han paura delle alghe sepolte
    sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
    quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
    e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
    Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
    sono enormi e si vedono muovere incerte,
    come attratte dai copi che passano. Il bosco
    è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
    più che i greto, ma piace alle scure ragazze
    star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto.
    Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo
    alle gambe, e contemplano il mare disteso
    come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna
    ora stendersi nuda in un prato? Dal mare
    balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi,
    a ghermire e ravvolgere il corpo tremante.
    Cl son occhi nel mare, che traspaiono a volte.
    Quell’ignota straniera, che nuotava di notte
    sola e nuda, nel buio quando muta la luna,
    è scomparsa una notte e non torna mai più.
    Era grande e doveva esser bianca abbagliante
    perché gli occhi, dal fondo del mare, giungessero a lei.
  • Le passanti
    (Antoine Pol)
    Voglio dedicare questa poesia
    A tutte le donne amate
    Per qualche istante segreto.
    A quelle conosciute appena,
    Che un destino diverso porta via
    E che non si ritrovano più.
    A quella che si vede apparire
    Per un secondo alla finestra
    E che, rapida, scompare via,
    Però la sua sagoma snella
    È tanto graziosa e sottile
    Da rimanerne rasserenato.
    Alla compagna di viaggio,
    I cui occhi, affascinante paesaggio
    Fan sembrare breve il cammino
    E che si è il solo, forse, a capire
    Ma che, però, si lascia scendere
    Senza averle sfiorato la mano.
    All’esile e leggera ballerina di valzer
    Che vi è parsa così triste e nervosa
    In una notte di carnevale,
    Che è voluta rimanere ignota
    E che non è più ritornata
    A volteggiare in un altro ballo.
    A quelle che sono già prese
    E che vivendo delle ore grigie
    Accanto a uno ormai troppo diverso
    Vi hanno, inutile follia,
    Fatto vedere la malinconia
    D’un avvenire disperante.
    A quelle timide innamorate
    Che sono restate in silenzio
    E che ancora vi rimpiangono,
    A quelle che se ne sono andate
    Lontane da voi, tristi, abbandonate,
    Vittime d’uno stupido orgoglio.
    Immagini care appena scorte,
    Speranze d’un giorno deluse,
    Domani sarete nell’oblio
    Per quel poco di felicità che sopravvenga
    E’ raro che ci si ricordi
    Degli episodi del cammino.
    Ma se la vita è andata male,
    Si pensa con un po’ di rimpianto
    A tutte quelle felicità intraviste,
    Ai baci che non si osò prendere,
    Ai cuori che forse vi attendono,
    Agli occhi mai più rivisti.
    Allora, nelle sere di stanchezza
    Mentre si popola la propria solitudine
    Di fantasmi del ricordo
    Si piangono le labbra assenti
    Di tutte quelle belle passanti
    Che non si è saputo trattenere.
  • Ciò che indossavo
    (Mary Simmerling)
    Era questo:
    a partire dall’alto
    una maglietta bianca
    di cotone
    a manica corta
    e girocollo
    Questa era infilata
    in una gonna di jeans
    (anche quella di cotone)
    che finiva appena sopra le ginocchia
    e con una cintura in vita
    Sotto tutto questo
    c’era un reggiseno di cotone bianco
    e mutande bianche
    (anche se probabilmente non abbinate)
    Ai miei piedi
    scarpe da tennis bianche
    il tipo di scarpe con cui giochi a tennis
    e per finire
    orecchini d’argento e lucidalabbra
    Questo è ciò che indossavo
    quel giorno
    quella notte
    il quattro di luglio
    del 1987
    Potreste chiedervi
    perché è importante
    o perché io mi ricordi
    ogni capo di abbigliamento
    con questa precisione
    Vedete
    mi hanno fatto questa domanda
    molte volte
    L’ho ricordato
    molte volte
    questa domanda
    questa risposta
    questi dettagli
    Ma la mia risposta
    così attesa
    così prevista
    sembra vuota in qualche modo
    visto il resto dei dettagli
    di quella notte
    durante la quale
    ad un certo punto sono stata violentata.
    E mi chiedo
    quale risposta
    quali dettagli
    vi darebbero conforto
    potrebbero darvi conforto
    a voi
    miei inquirenti
    che cercate conforto
    laddove
    ahimè
    nessun conforto
    può essere trovato.
    Se solo fosse così semplice
    se solo potessimo
    mettere fine allo stupro
    semplicemente cambiandoci d’abito
    Ricordo anche
    che cosa lui stesse indossando
    quella notte
    anche se
    è vero
    nessuno
    me l’ha mai chiesto.

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