La poesia è una forma d’arte letteraria in grado sì di emozionare, ma anche di far ridere e divertire.
Che si tratti di componimenti in rima, d’amore o con uno stile più tradizionale sono tanti gli autori che hanno scritto versi particolarmente comici e umoristici.
Qui di seguito la nostra selezione delle più belle poesie divertenti scritte da autori famosi per adulti e bambini. Eccole!
Poesie divertenti
- S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo
(Cecco Angiolieri)
S’i’ fosse foco, arderei’ il mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil en profondo;
s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti ‘ cristiani embrigarei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre.
S’i’ fosse Cecco com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui. - Noi
(Flavio Oreglio)
Noi amanti perduti nella tempesta,
noi amanti battuti dal vento,
noi amanti frustati dall’uragano,
amore: ma vaffanculo te e il picnic! - Una parola ai mariti
(Ogden Nash)
Per mantenere vivo il matrimonio
con amore nella tazza amorosa,
Ogni volta che hai torto, ammettilo;
Ogni volta che hai ragione, taci. - Er gatto, er cane
(Trilussa)
Un gatto soriano diceva a un barbone:
– Nun porto rispetto nemmanco ar padrone,
perché a l’occasione je graffio la mano;
Ma tu che lo lecchi te becchi le botte:
te mena, te sfotte, te mette in catena
cor muso rinchiuso e un cerchio col bollo
sull’osso del collo.
Seconno la moda te taja li ricci
te spunta la coda… che belli capricci!
Io guarda… so’ un gatto, so’ un ladro, lo dico:
ma a me nun s’azzarda de famme ste cose… –
Er cane rispose:
– Ma io je so’ amico! – - Er cortello
(Cesare Pascarella)
Ar mio, sopra la lama ch’è rintorta
C’è stampata ‘na lettra cór un fiore;
Me lo diede Ninetta che m’è morta
Quanno che me ce méssi a fa’ l’amore.
E quanno la baciai la prima vorta,
Me disse: – Si m’avrai da da’ er dolore
De dimme che de me nun te n’importa,
Prima de dillo sfonnemece er core. –
E da quer dì che j’arde el lanternino
Davanti a la crocetta ar camposanto
Lo porto addosso come un abitino.
E si la festa vado a fa’ bisboccia,
Si be’ che ci abbi tanti amichi accanto,
Er mejo amico mio ce l’ho in saccoccia. - Ho visto
(Flavio Oreglio)
Ho visto gente vivere in baracche,
ho visto gente nutrirsi di rifiuti,
ho visto gente morire per strada:
vacanze di merda che ho fatto quest’anno… - Sonetto V
(Pietro Aretino)
Mettimi un dito in cul, caro vecchione,
E spingi il cazzo dentro a poco a poco;
Alza ben questa gamba e fà buon gioco
Poi mena senza far ripetizione.
Che per mia fè quest’è il miglior boccone
Che mangiar il pan unto presso il foco,
E s’in potta ti spiace, muta loco
Ch’uomo non v’è che non sia buggerone.
In potta t’el farò per questa fiata
E in quest’altra, e n’ potta e n’cul il cazzo
Mi farà lieto, e tu lieta e beata.
E chi vuol esser gran maestro è pazzo,
Ed è proprio un uccel perde giornata
Chi d’altro che di fotter ha solazzo.
E creppi in un palazzo
Ser cortigian, e aspetti ch’il tal muoja,
Ch’io bramo per me sol trarme la foja. - La sincerità ne li comizzi
(Trilussa)
Er deputato, a dilla fra de noi,
ar comizzio ciagnede contro voja,
tanto ch’a me me disse: – Oh Dio che noja! -,
Me lo disse: è verissimo, ma poi
sai come principiò? Dice: – È con gioja
che vengo, o cittadini in mezzo a voi,
per onorà li martiri e l’eroi,
vittime der pontefice e der boja! –
E, lì, rimise fòra l’ideali,
li schiavi, li tiranni, le catene,
li re, li preti, l’anticlericali…
Eppoi parlò de li principî sui:
e allora pianse: pianse così bene
che quasi ce rideva puro lui! - Non è stato facile
(Flavio Oreglio)
Non è stato facile dirti “ti amo”,
non è stato facile dirti “amore”,
non è stato facile dirti “addio”.
Certo che il cinese è una lingua un po’ del cazzo… - Quanti pesci ci sono nel mare?
(Gianni Rodari)
Tre pescatori di Livorno
disputarono un anno e un giorno
per stabilire e sentenziare
quanti pesci ci sono in mare.
Disse il primo: «Ce n’è più di sette,
senza contare le acciughette ».
Disse il secondo: «Ce n’è più di mille,
senza contare scampi e anguille ».
Il terzo disse: «Più di un milione ».
E tutti e tre avevano ragione. - Le persone del piano di sopra
(Ogden Nash)
Le persone al piano di sopra praticano tutte la danza
Il loro soggiorno è una pista da bowling
La loro camera da letto è piena di visite guidate.
La loro radio è più forte della tua,
Festeggano i fine settimana per tutta la settimana.
Quando fanno la doccia, i tuoi soffitti perdono.
Cercano di fare gran feste
Fornendo ai propri ospiti i pali salterelli,
E quando il loro divertimento finalmente svanisce,
Vanno in bagno sui pattini a rotelle.
Potrei amare di più le persone al piano di sopra
Se solo abitassero in un altro piano. - Sonetto IX
(Pietro Aretino)
Fottianci, vita mia, fottianci presto,
Poiche per fotter tutti nati siamo,
E s’il cazzo ami tu, la potta io bramo,
Ch’il mondo saria nullo senza questo.
Se dopo morte il fotter fosse onesto,
Direi fottianci tanto che moriamo,
Che di là fotteremo Eva e Adamo,
Che trovorno il morir si disonesto.
Veramente egl’è ver che se i forfanti
Non mangiavan quel pomo traditore
Sò ben che si fottevano gl’amanti.
Ma lasciamo le ciance e sino al core
Ficchiamo il cazzo, e fà che mi si schianti
L’anima, che nel cazzo or nasce or muore.
E se possibil fore,
Verrei pur nella potta anche i coglioni
D’ogni piacer fottuti testimoni. - La nebbia
(Anonimo)
La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
ti vorrei un po’ trombare. - Lasciatemi divertire
(Aldo Palazzeschi)
Tri tri tri,
fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu ihu.
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.
Farafarafarafa,
tarataratarata,
Paraparaparapa,
Laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.
Bubububu,
fufufufu.
Friù!
Friù!
Se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?
bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.
Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa!
Eeeee Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovinotto,
diteci un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
Un sì gran foco?
Huisc…Huiusc…
Huisciu… sciu sciu,
Sciukoku Koku Koku,
Sciu
ko
ku.
Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.
Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.
Labala
falala
eppoi lala.
elalala, lalalalala lalala.
Certo è un azzardo un po’ forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori, oggidì,
a tutte le porte.
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono cambiati,
gli uomini non domandono più nulla
dai poeti:
e lasciatemi divertire!