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25 Poesie sulla Befana, sui Re Magi e sull’Epifania

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Ultimo aggiornamento: 30 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie sulla Befana, sui Re Magi e sull'Epifania

Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, è una data molto speciale che segna da un lato l’arrivo dei Re Magi davanti a Gesù e dall’altro la notte della Befana che porta doni ai bambini.

Una festa che è quindi un mix di antiche tradizioni che ha ispirato molti poeti famosi particolarmente sensibili alla spiritualità e alla magia dell’infanzia.

Qui di seguito le più belle, famose e divertenti poesie sulla Befana, sui Re Magi e sull’Epifania perfette per i bambini della scuola primaria e per riportare gli adulti all’infanzia. Scoprile subito!

Poesie sulla Befana, sui Re Magi e sull’Epifania

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  • Alla Befana
    (Gianni Rodari)
    Mi hanno detto, cara Befana,
    che tu riempi la calza di lana,
    che tutti i bimbi, se stanno buoni,
    da te ricevono ricchi doni.
    Io buono sono sempre stato
    ma un dono mai me l’hai portato.
    Anche quest’anno nel calendario
    tu passi proprio in perfetto orario,
    ma ho paura, poveretto,
    che tu viaggi in treno diretto:
    un treno che salta tante stazioni
    dove ci sono bimbi buoni.
    Io questa lettera ti ho mandato
    per farti prendere l’accelerato!
    O cara Befana, prendi un trenino
    che fermi a casa d’ogni bambino,
    che fermi alle case dei poveretti
    con tanti doni e tanti confetti.
  • Viene, piano, la Befana
    (Arpalice Cuman Pertile)
    Fate nanna, piccolini,
    nei lettini
    bianchi e belli come panna;
    fate nanna!
    Dal castello delle fate,
    ch’è lassù, lontan lontano
    fra le nevi immacolate,
    al camino vien, pian piano
    la Befana, ricca e buona,
    che vi dona
    cavallucci, bamboline
    e balocchi senza fine.
    Glieli porta l’asinello,
    forte e bello,
    che le orecchie ha lunghe assai:
    se vi sente, o bimbi, guai!
    Fate nanna, piccolini,
    nei lettini
    bianchi e belli come panna;
    fate nanna!
  • I tre santi Re Magi
    (Heinrich Heine)
    I tre santi Re Magi dall’Oriente
    Chiedono in ogni piccola città:
    “Cari ragazzi e giovinette, dite,
    la strada per Betlemme è per di qua? ”
    Ma i giovani ed i vecchi non lo sanno
    E i tre Re Magi sempre avanti vanno;
    ma una cometa d’oro li conduce
    che lassù chiara e amabile riluce.
    La stella sulla casa di Giuseppe
    Ecco s’arresta: là devono entrare.
    Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
    e i tre Re Magi prendono a cantare.
  • I Re Magi
    (Gabriele D’Annunzio)
    Una luce vermiglia
    risplende ne la pia notte
    e si spande via
    per miglia e miglia.
    “O nova meraviglia!
    O fiore di Maria!”.
    Passa la melodia
    e la terra s’ingiglia.
    Cantano, tra il fischiare del vento
    per le forre,
    i biondi angeli in coro:
    ed ecco Baldassarre
    e Gaspare e Melchiorre
    con mirra, incenso e oro.
  • La Befana
    (Guido Gozzano)
    Discesi dal lettino
    son là presso il camino,
    grandi occhi estasiati,
    i bimbi affaccendati
    a metter la scarpetta
    che invita la Vecchietta
    a portar chicche e doni
    per tutti i bimbi buoni.
    Ognun, chiudendo gli occhi,
    sogna dolci e balocchi;
    e Dori, il più piccino,
    accosta il suo visino
    alla grande vetrata,
    per veder la sfilata
    dei Magi, su nel cielo,
    nella notte di gelo.
    Quelli passano intanto
    nel lor gemmato manto,
    e li guida una stella
    nel cielo, la più bella.
    Che visione incantata
    nella notte stellata!
    E la vedono i bimbi,
    come vedono i nimbi
    degli angeli festanti
    ne’ lor candidi ammanti.
    Bambini! Gioia e vita
    son la vision sentita
    nel loro piccolo cuore
    ignaro del dolore.
  • La Befana
    (Piero Calamandrei)
    Vien da lontano, per le vie nevose,
    lascia giù, al cancello del giardino,
    il somarello, e tra le sue calzette
    una ne sceglie per ciascun bambino
    e gliela porta: e sal dritta e sicura
    per ogni stanza, sia pur chiusa e scura.
    In ogni stanza di bambini buoni
    entra pian piano, e il loro sonno spia:
    e ai piedi del lettino lascia i suoi doni.
  • La Befana
    (Giovanni Pascoli)
    Viene viene la Befana
    vien dai monti a notte fonda.
    Come è stanca! la circonda
    neve, gelo e tramontana.
    Viene viene la Befana.
    Ha le mani al petto in croce,
    e la neve è il suo mantello
    ed il gelo il suo pannello
    ed il vento la sua voce.
    Ha le mani al petto in croce.
    E s’accosta piano piano
    alla villa, al casolare,
    a guardare, ad ascoltare
    or più presso or più lontano.
    Piano piano, piano piano.
    Che c’è dentro questa villa?
    uno stropiccio leggiero.
    Tutto è cheto, tutto è nero.
    Un lumino passa e brilla.
    Che c’è dentro questa villa?
    Guarda e guarda…tre lettini
    con tre bimbi a nanna, buoni.
    Guarda e guarda…ai capitoni
    c’è tre calze lunghe e fini.
    Oh! tre calze e tre lettini.
    Il lumino brilla e scende,
    e ne scricchiolan le scale;
    il lumino brilla e sale,
    e ne palpitan le tende.
    Chi mai sale? chi mai scende?
    Co’ suoi doni mamma è scesa,
    sale con il suo sorriso.
    Il lumino le arde in viso
    come lampada di chiesa.
    Co’ suoi doni mamma è scesa.
    La Befana alla finestra
    sente e vede, e s’allontana.
    Passa con la tramontana,
    passa per la via maestra,
    trema ogni uscio, ogni finestra.
    E che c’è nel casolare?
    Un sospiro lungo e fioco.
    Qualche lucciola di fuoco
    brilla ancor nel focolare.
    Ma che c’è nel casolare?
    Guarda e guarda… tre strapunti
    con tre bimbi a nanna, buoni.
    Tra la cenere e i carboni
    c’è tre zoccoli consunti.
    Oh! tre scarpe e tre strapunti…
    E la mamma veglia e fila
    sospirando e singhiozzando,
    e rimira a quando a quando
    oh! quei tre zoccoli in fila…
    veglia e piange, piange e fila.
    La Befana vede e sente;
    fugge al monte, ch’è l’aurora.
    Quella mamma piange ancora
    su quei bimbi senza niente.
    La Befana vede e sente.
    La Befana sta sul monte.
    Ciò che vede è ciò che vide:
    c’è chi piange e c’è chi ride;
    essa ha nuvoli alla fronte,
    mentre sta sul bianco monte.
  • Quanto manca a Betlemme?
    (Frances Chersteron)
    Quanto manca a Betlemme?
    Siete quasi alla meta.
    Troveremo una stalla
    sotto una stella cometa?
    Il bimbo appena nato
    potremo visitare?
    Levando il chiavistello
    ci lasceranno entrare?
    L’asino, il bue, le pecore potremo accarezzare?
    Gesù Bambino che dorme potremo contemplare?
    Se lo accarezzeremo si sveglierà?
    Saprà che siam venuti apposta fino qua?
    I Re ricchi doni
    e noi invece nulla,
    solo sorrisi e lacrime offriamo alla tua culla.
    Per tutti i bimbi stanchi pianger Maria dovrà.
    Disteso sulla paglia il bimbo dorme già.
    Dio in braccio alla madre,
    bambini nel capanno
    dormono come dorme chi ha il cuore senza affanno!
  • La Cometa
    (Gianni Rodari)
    Sono la Cometa
    di Natale.
    Ardo nel firmamento;
    illumino i presepi;
    riposo sulle punte degli abeti;
    prometto pace alla terra
    e doni ai bimbi buoni.
    Ma voi mi fate certe confusioni!
    Perchè, con tutta la vostra scienza,
    non avete ancora scoperto
    che di bimbi cattivi non ce n’è?
  • Epifania
    (Angiolo Silvio Notaro)
    Pastorelli, pastorelli,
    con in braccio la cornamusa
    e gioia sul viso diffusa,
    dove andate così snelli?
    Udiste forse qualche nuova
    che il cuore vi muova?
    E voi Re Magi dalla rossa sella
    che camminate dietro la stella,
    portando un sacco di doni,
    e parete così buoni
    con la barba e l’occhio mite,
    chi cercate? Dite, dite,
    e i tesori a chi li offrite?
    Oh, se andate a Betlemme
    con quel corteo di gemme
    deh, pigliatemi con voi!
    Ch’io lo veda il fanciullino
    fasciato nel pannolino,
    tra l’asino e il bue suoi,
    che gli fiatano vicino!
  • Voglio fare un regalo alla Befana
    (Gianni Rodari)
    La Befana, cara vecchietta,
    va all’antica, senza fretta.
    Non prende mica l’aeroplano
    per volare dal monte al piano,
    si fida soltanto, la cara vecchina
    della sua scopa di saggina:bef
    è così che poi succede
    che la Befana… non si vede!
    Ha fatto tardi fra i nuvoloni,
    e molti restano senza doni!
    Io quasi, nel mio buon cuore,
    vorrei regalarle un micromotore,
    perché arrivi dappertutto
    col tempo bello o col tempo brutto…
    Un po’ di progresso e di velocità
    per dare a tutti la felicità!
  • La stella
    (Edmond Rostand)
    Perdettero la stella un giorno.
    Come si fa a perdere
    la stella? Per averla troppo a lungo fissata…
    I due re bianchi,
    ch’erano due sapienti di Caldea,
    tracciarono al suolo dei cerchi, col bastone.
    Si misero a calcolare, si grattarono il mento…
    Ma la stella era svanita come svanisce un’idea,
    e quegli uomini, la cui anima
    aveva sete d’essere guidata,
    piansero innalzando le tende di cotone.
    Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
    si disse: “Pensiamo alla sete che non è la nostra.
    Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali”
    E mentre sosteneva il suo secchio per l’ansa,
    nello specchio di cielo
    in cui bevevano i cammelli
    egli vide la stella d’oro che danzava in silenzio.
  • Alla Befana
    (Sandro Baganzani)
    Befana sicuro con lo scialle di lana
    e la cuffia
    a cavallo di un raggio di luna
    arrivi dalla Mecca
    arrivi forse da più distante,
    dal paese dove le piante
    sono cariche sempre di verzura
    dentro i giocondi orti,
    per portare i tuoi doni
    ai fanciulli più buoni.
    A me, cosa mi porti?
    Giocattoli strani, dorate delizie,
    datteri, dolci è il tuo carico.
    Per i camini versi
    le ceste ricolme,
    ricolmi le calze
    sospese sul davanzale.
    Hai le ale per volare dove vuoi.
    Ma se puoi
    fammi ancora camminare
    in letizia tranquilla
    lungo le campestri vie,
    ch’io mi commuova, se squilla
    un richiamo di avemarie:
    ch’io pieghi i ginocchi davanti
    il dolcissimo riso
    di Colei che non mente.
    Ch’io ami le viole selvatiche
    la tristezza dei tramonti,
    l’odore paesano
    delle corti sui miei monti.
    E così,
    fortemente amando
    invecchiare fammi,
    ma accanto ch’io senta
    all’unisono il cuore palpitare
    di colei che è eternamente giovine.
    Befana,
    che arrivi dalla Mecca
    arrivi forse da più distante,
    sai bene come si chiama
    la mia “Non conosciuta amante”!
  • I re Magi
    (Emilio Praga)
    I bei vegliardi dallo scettro d’oro
    che per la neve, sotto il cielo sereno,
    sostar sommessi alla mia porta udia
    la notte della santa Epifania.
    O son morti di freddo o son malati
    nei paesi del sole.
    I bei vegliardi dallo scettro d’oro!
  • Canzone dell’Epifania
    (Angiolo Silvio Novaro)
    Pastorelli pastorelli
    Che passate prati e ruscelli
    Con in braccio la cornamusa
    E gioia sul viso diffusa,
    Dove andate così snelli?
    Udiste forse qualche dolce nuova
    Che il cuore vi muova?
    E voi re magi dalla ricca sella
    Che camminate dietro la stella
    Portando un sacco di doni,
    E parete così buoni
    Con la barba e l’occhio mite,
    Chi cercate? Dite, dite,
    E i tesori a chi gli offrite?
    Oh se andate a Betlemme
    Con quel carico di gemme
    Deh pigliatemi con voi!
    Ch’io lo veda il Fanciullino
    Fasciato nel pannolino
    Tra l’asino e il bue suoi
    Che gli fumano vicino!
    Dentro l’umile capanna
    Con la Vergine Maria
    Sant’Elisabetta e Sant’Anna
    San Giuseppe e Zaccaria
    Inginocchiato io stia
    Contemplando il buon Gesù
    Custodito da lassù!
    Mentre voi cari pastori
    Soffiate negli otri sonori,
    E voi serviti dai valletti mori
    Aprite, re magi, i tesori,
    Devotamente io l’adori;
    E piegato a lui leggiero
    Gli abbandoni il cuore intero!
  • Epifania
    (Francis Jammes)
    Non ho come i magi
    che sono dipinti sulle immagini
    dell’oro da recarti.
    Dammi la tua povertà.
    Non ho neppure, Signore,
    la mirra dal buon profumo
    né l’incenso in tuo onore.
    Figlio mio, dammi il tuo cuore.
  • La Befana di Appennino
    (Ceccardo Roccatagliata Ceccardi)
    Quatta, quatta – la Befana
    questa notte
    esce fuor da le sue grotte
    d’Appennino;
    un cestello
    un gomitolo di lana
    tra le mani
    e una canna con l’uncino.
    Non son grotte, ove s’appiatta
    lungo l’anno
    la Befana;
    questo è inganno d’occhi umani:
    ma un ostello,
    ma è un castello
    giù, cavato dentro il dosso:
    un palazzo,
    – colonnato, –
    giallo e rosso;
    di topazio e di rubino.
    Fuor seduta la vecchietta
    l’aria scruta e l’ora aspetta.
    (Van le stelle
    con lor greggi
    da l’argentee campanelle
    per i piani,
    su, del cielo,
    tra cui pare che si scheggi
    senza un velo,
    con il dosso cenerino
    l’Appennino).
    – L’ora! L’ora: –
    mezzanotte! scocca ancora,
    e già trae fuor di sua tasca
    lesta lesta,
    la Befana,
    l’asinello,
    bigio e nero,
    che vi dorme un anno intero.
    E a feltrargli i pie’ s’appresta
    muta, astuta
    col gomitol de la lana
    perché in aria
    non echeggi
    e in strepiti vaneggi
    ripetuta
    la sua pesta
    solitaria.
    Poi appende a l’asinello
    con un nastro,
    d’oro fino,
    un arguto campanello
    che giù prende
    con la canna da l’uncino
    piano, piano,
    allungando un po’ la mano
    ad un astro,
    più vicino,
    sporta su da l’Appennino.
  • Natale sulla Terra
    (Arthur Rimbaud)
    Dallo stesso deserto, nella stessa notte,
    sempre i miei occhi stanchi si destano
    alla stella d’argento, sempre,
    senza che si commuovano
    i Re della vita, i tre magi,
    cuore, anima, spirito.
    Quando ce ne andremo di là
    dalle rive e dai monti,
    a salutare la nascita del nuovo lavoro,
    la saggezza nuova,
    la fuga dei tiranni e dei demoni,
    la fine della superstizione,
    ad adorare – per primi! –
    Natale sulla terra.
  • L’inverno
    (Arpalice Cuman Pertile)
    Non mi piaci, o freddo inverno,
    che ci tieni qua in prigione,
    dove il giorno sembra eterno:
    fuggi, perfida stagione!
    Senza i fiori e la verzura
    sembra morta la natura.
    Più non canta il vago uccello,
    trema e soffre il poverello.
    Ma la mamma sa le fole
    e ci chiama intorno a sé
    con le magiche parole:
    “Una volta c’era un Re…”.
    Poi ritornano il Natale,
    la Befana, il Carnevale;
    ognun d’essi reca un dono:
    freddo inverno, ti perdono!
  • Adoriamo il Messia
    (Lucrezia Tornabuoni De’ Medici)
    Venite, angioli santi,
    e venite suonando;
    venite tutti quanti,
    Gesù Cristo laudando
    e la gloria cantando
    con dolce melodia.
    Ecco ‘l Messia.
    Pastor, pien di ventura
    che state qui a vegghiare,
    non abbiate paura:
    sentite voi cantare?
    Correte ad adorare
    Gesù con mente pia.
    Ecco ‘l Messia.
    Vo ‘l troverete nato
    tra ‘l bue e l’asinello,
    in vil panni fasciato
    e già non ha mantello:
    ginocchiatevi a quello
    ed a santa Maria.
    Ecco ‘l Messia.
    E’ Magi son venuti,
    da la stella guidati,
    coi lor ricchi tributi,
    in terra ginocchiati
    e molto consolati,
    adorando il Messia,
    e la Madre Maria.
  • Stellina, dove vai?
    (Arpalice Cuman Pertile)
    Lucente e senza vel
    brillò una stella in ciel.
    La notte di Natale
    la stella mise l’ale.
    Le pecore la videro
    ed i pastor le chiesero:
    “Stellina, dove vai?
    Stellina, dì, che fai?”.
    La stella camminò,
    sicura li guidò.
    “Stellina, cosa c’è?
    Racconta dunque a me”.
    Là c’era una capanna;
    sentiron: “Ninna nanna”
    e videro un bambino
    ignudo e piccolino.
    In un presepe stava,
    la madre lo cullava.
    Un canto si sentì
    che disse allor così:
    “Sia pace e non più guerra,
    sia pace sulla terra!”.
    I candidi pastor
    parlarono fra lor.
    Promisero d’amarsi.
    Promiser d’aiutarsi.
    La notte di Natale
    la stella mette l’ale:
    presepi piccolini
    compongono i bambini,
    ed ecco tornar fuori
    le pecore e i pastori.
    “Stellina, cosa c’è?
    Racconta dunque a me”.
    Ancora s’ode il canto
    che al cuore piace tanto:
    “Sia pace sulla terra,
    sia pace e non più guerra!”.

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