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Poesie di Charles Baudelaire: le 10 più belle e famose

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Ultimo aggiornamento: 13 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie di Charles Baudelaire

Charles Baudelaire è stato uno dei poeti più importanti del XIX secolo, punto di riferimento del simbolismo e anticipatore del decadentismo.

Con una vita segnata dall’abuso di alcol e droghe, è ricordato da tutti grazie all’opera “I Fiori del male”, grande classico della letteratura francese e mondiale.

Qui di seguito una raccolta delle più belle poesie di Charles Baudelaire che ne riassumono maggiormente l’essenza e il pensiero. Eccole!

Poesie di Charles Baudelaire

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  • L’albatro
    Spesso, per divertirsi, i marinai
    Prendono degli albatri, grandi uccelli dei mari,
    Che seguono, pigri compagni di viaggio,
    Le navi in volo sugli abissi amari.
    L’hanno appena depositato sulla tolda,
    E già il re dell’azzurro, maldestro e impacciato,
    Strascina pietosamente accanto a sé
    Le grandi ali bianchi come se fossero remi.
    Com’è sinistro e fiacco il viaggiatore alato!
    Lui, poc’anzi così bello, com’è comico e brutto!
    Uno gli mette la pipa sotto il becco,
    Un altro, zoppicando, imita lo storpio che volava!
    Il Poeta è come lui, principe delle nubi
    Che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
    Esule in terra fra le grida di scherno,
    Le sue ali da gigante gli impediscono di camminare.
  • L’uomo e il mare
    Uomo libero, amerai sempre il mare!
    Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima
    Nel volgersi infinito delle sue onde,
    E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
    Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
    L’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
    Si distrae a volte dal suo battito
    Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
    Siete entrambi tenebrosi e discreti:
    Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
    O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
    Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
    E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
    Vi combattete senza pietà né rimorsi,
    Talmente amate la carneficina e la morte,
    O eterni rivali, o fratelli implacabili!
  • Spleen
    Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve
    schiaccia l’anima che geme nel suo tedio infinito,
    e in un unico cerchio stringendo l’orizzonte
    fa del giorno una tristezza più nera della notte;
    quando la terra si muta in umida cella segreta
    dove, timido pipistrello, la Speranza
    sbatte le ali contro i muri e batte con la testa
    nel soffitto marcito;
    quando le strisce immense della pioggia
    sembrano le inferriate d’una vasta prigione
    e muto, ripugnante un popolo di ragni
    dentro i nostri cervelli dispone le sue reti,
    furiose a un tratto esplodono campane
    e un urlo tremendo lanciano verso il cielo,
    così simile al gemere ostinato
    di anime senza pace, né dimora.
    – Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali
    a lungo, lentamente, nel mio cuore: la Speranza,
    Vinta, piange, e l’Angoscia atroce, dispotica,
    pianta, nel mio cranio riverso, il suo vessillo nero.
  • L’amore è una rosa
    L’amore è una rosa,
    ogni petalo un’illusione,
    ogni spina una realtà.
  • Frasi amore rosa Baudelaire
  • Ubriacatevi
    Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi piega a terra, dovete ubriacarvi senza tregua.
    Ma di che cosa? Di vino, di poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi.
    E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, gli uccelli, l’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è: e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l’orologio, vi risponderanno:
    – È ora di ubriacarsi! Per non essere schiavi martirizzati dal tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.
  • Il morto allegro
    In una terra grassa e piena di lumache
    voglio scavare io stesso una fossa profonda
    dove a mio agio stendere le mie vecchie ossa
    e nell’oblio dormire come nell’onda lo squalo.
    Odio qualunque tomba e odio i testamenti;
    piuttosto che implorare una lacrima dal mondo
    preferirei da vivo invitare i corvi allo scempio
    d’ogni brandello della mia carcassa immonda.
    o vermi, neri compagni senza orecchi e senz’occhi
    vedete a voi venire un morto libero e contento;
    figli della putredine, filosofi gaudenti
    per la mia distruzione passate senza rimorsi
    e ditemi se esiste qualche altro tormento
    per un vecchio corpo senz’anima, morto tra i morti!
  • Profumo esotico
    Quando, ad occhi chiusi, in una calda sera d’autunno,
    respiro l’odore del tuo seno ardente,
    vedo svolgersi spiagge felici
    nei fuochi abbaglianti d’un sole monotono;
    è un’isola indolente dove la natura mostra
    alberi strani e frutti saporiti,
    uomini dal corpo snello e vigoroso,
    donne dallo sguardo schietto ch’è un incanto.
    Sulla scia del tuo odore vado verso climi affascinanti,
    verso un porto stipato d’alberature e di vele
    ancora affaticate dai flutti del mare,
    mentre il profumo di verdi tamarindi,
    che circola nell’aria gonfia le mie narici
    e si fonde nella mia anima col canto dei marinai.
  • Elevazione
    Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,
    delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,
    oltre il sole e l’etere, al di là dei confini delle sfere stellate,
    anima mia tu ti muovi con agilità,
    e, come un bravo nuotatore che fende l’ onda,
    tu solchi gaiamente, l’immensità profonda
    con indicibile e maschia voluttà.
    Via da questi miasmi putridi,
    va’ a purificarti nell’aria superiore,
    e bevi come un puro e divin liquore
    il fuoco chiaro che riempie i limpidi spazi.
    Alle spalle le noie e i molti dispiaceri
    che gravano col loro peso sulla grigia esistenza
    felice chi può con un colpo d’ala vigoroso
    slanciarsi verso campi luminosi e sereni;
    colui i cui pensieri, come allodole,
    verso i cieli al mattino spiccano un volo che plana sulla vita.
    E comprende senza sforzo
    il linguaggio dei fiori e delle cose mute.
  • La musica
    Spesso è un mare, la musica, che mi prende ogni senso!
    A un bianco astro fedele,
    sotto un tetto di brume o nell’etere immenso,
    io disciolgo le vele.
    Gonfi come una tela i polmoni di vento,
    varco su creste d’onde,
    e col petto in avanti sui vortici m’avvento
    che il buio mi nasconde.
    D’un veliero in travaglio la passione mi vibra
    in ogni intima fibra;
    danzo col vento amico o col pazzo ciclone
    sull’infinito gorgo.
    Altre volte bonaccia, grande specchio ove scorgo
    la mia disperazione!
  • Corrispondenze
    La Natura è un tempio dove incerte parole
    mormorano pilastri che sono vivi,
    una foresta di simboli che l’uomo
    attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.
    Come echi che a lungo e da lontano
    tendono a un’unità profonda e buia
    grande come le tenebre o la luce
    i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.
    Profumi freschi come la pelle d’un bambino,
    vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
    altri d’una corrotta, trionfante ricchezza
    che tende a propagarsi senza fine – così
    l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino
    a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.
  • A una passante
    La via assordante strepitava intorno a me.
    Una donna alta, slanciata, a lutto, in un dolore
    maestoso, passò sollevando e agitando
    con mano fastosa il pizzo e l’orlo della gonna,
    agile e nobile con la sua gamba di statua.
    Ed io, proteso come folle, bevevo
    la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
    nel suo occhio, livido cielo dove cova l’uragano.
    Un lampo… poi la notte! – Bellezza fuggitiva
    dallo sguardo che m’ha fatto subito rinascere,
    ti rivedrò solo nell’eternità?
    Altrove, assai lontano da qui! Troppo tardi! Forse mai!
    Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove vado,
    tu che avrei amata, tu che lo sapevi!
  • Quando passa
    Quando passa con vesti ondose e iridescenti,
    a una grazia di danza informa ogni movenza,
    quasi, in cima a un bastone, quei sinuosi serpenti
    che i giocolieri sacri agitano in cadenza.
    Come la sabbia e il cielo dei deserti roventi,
    sordi entrambi a ogni voce d’umana sofferenza,
    come il giuoco dell’onda nel viluppo dei venti,
    ella si stende e snoda con piena indifferenza.
    I suoi limpidi occhi sono pietre stupende,
    e nella sua natura allegorica e strana,
    dove l’antica sfinge un cherubo asseconda,
    fra l’acciaio e i diamanti, l’oro e la luce, splende
    d’un eterno splendore, come una stella vana,
    la fredda maestà della donna infeconda
  • La morte degli amanti
    Avremo letti pieni di leggeri odori,
    divani profondi come tombe,
    fiori strani sulle mensole
    aperti per noi sotto i più bei cieli.
    I nostri cuori saranno due gran fiaccole
    nello sprazzo a gara degli ultimi ardori:
    come rifletteranno i loro doppi splendori
    negli specchi gemelli delle nostre anime!
    Una sera fatta di rosa e mistico azzurro
    ci scambieremo un unico lampo,
    come un lungo singhiozzo carico d’addii;
    un Angelo più tardi schiuderà le porte
    e verrà a rianimare, fedele e gioioso,
    gli specchi offuscati e le fiamme morte.
  • L’orologio
    L’orologio, il dio sinistro, spaventoso e impassibile,
    ci minaccia col dito e dice: Ricordati!
    I Dolori vibranti si pianteranno nel tuo cuore
    pieno di sgomento come in un bersaglio;
    il Piacere vaporoso fuggirà nell’orizzonte
    come silfide in fondo al retroscena;
    ogni istante ti divora un pezzo di letizia
    concessa ad ogni uomo per tutta la sua vita.
    Tremilaseicento volte l’ora, il Secondo
    mormora: Ricordati! – Rapido con voce
    da insetto, l’Adesso dice: Sono l’Allora
    e ho succhiato la tua vita con l’immondo succhiatoio!
    Prodigo! Ricordati! Remember! Esto memor!
    (La mia gola di metallo parla tutte le lingue).
    I minuti, mortale pazzerello, sono ganghe
    da non farsi sfuggire senza estrarne oro!
    Ricordati che il tempo è giocatore avido:
    guadagna senza barare, ad ogni colpo! È legge.
    Il giorno declina, la notte cresce; ricordati!
    L’abisso ha sempre sete; la clessidra si vuota.
    Presto suonerà l’ora in cui il divino Caso,
    l’augusta Virtù, la tua sposa ancora vergine,
    lo stesso Pentimento (oh, l’ultima locanda!),
    ti diranno: Muori, vecchio vile! È troppo tardi!
  • L’anima del vino
    Dentro le bottiglie cantava una sera l’anima del vino:
    “Uomo, caro diseredato, eccoti un canto pieno
    di luce e di fraternità da questa prigione
    di vetro e da sotto le vermiglie ceralacche!
    So quanta pena, quanto sudore e quanto sole
    cocente servono, sulla collina ardente,
    per mettermi al mondo e donarmi l’anima;
    ma non sarò ingrato né malefico,
    perché sento una gioia immensa quando scendo
    giù per la gola d’un uomo affranto di fatica,
    e il suo caldo petto è una dolce tomba
    dove sto meglio che nelle mie fredde cantine.
    Senti come echeggiano i ritornelli delle domeniche?
    Senti come bisbiglia la speranza nel mio seno palpitante?
    Vedrai come mi esalterai e sarai contento
    coi gomiti sul tavolo e le maniche rimboccate!
    Come accenderò lo sguardo della tua donna rapita!
    Come ridarò a tuo figlio la sua forza e i suoi colori!
    Come sarò per quell’esile atleta della vita
    l’olio che tempra i muscoli dei lottatori!
    Cadrò in te, ambrosia vegetale,
    prezioso grano sparso dal Seminatore eterno,
    perché dal nostro amore nasca la poesia
    che come un raro fiore s’alzerà verso Dio!”

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