Zerocalcare, all’anagrafe Michele Rech, è uno dei più celebri e premiati scrittori di romanzi grafici in Italia e nel mondo.
Un artista che con un linguaggio semplice e popolare riesce a raccontare attraverso fumetti e cartoni animati storie capaci di farci divertire, emozionare e riflettere sulla nostra società.
Qui di seguito le più belle e famose frasi di Zerocalcare che ne mettono in luce il pensiero e il lato artistico. Eccole!
Aforismi, citazioni e frasi di Zerocalcare
- Ma non ti rendi conto di quant’è bello? Che non ti porti il peso del mondo sulle spalle, che sei soltanto un filo d’erba in un prato? Non ti senti più leggero?
- Il dolore crea buchi nella trasmissione della memoria. Poi ognuno li riempie come può.
- Uno pensa che nella vita a volte devi fare un salto nel vuoto, per vedere come va avanti. Come se la vita e il salto fossero due cose diverse, ma non funziona così. La vita è quel salto.
- E semo pure stupidi. Perché se impuntamo a fa’ il confronto co le vite degli altri. Che a noi ce sembrano tutte perfettamente ritagliate, impalate, ordinate. E magari so così perfette solo perché noi le vediamo da lontano.
- I fumetti che mi riescono meglio sono quelli influenzati dal dolore. Quelli fatti con mestiere non mi piacciono. Il problema è che non puoi dare tutte le tue crisi in pasto al pubblico. Devi decidere quale è l’asticella. E poi saltare.
- Ci stanno tre cose che ti fanno essere una persona giusta con gli altri: aiuta chi te lo chiede senza sta troppo a questionà, andare sempre al passo del più lento e non lascià indietro nessuno. Se li segui tutti e tre, magari te becchi qualche sola, ma almeno quando crepi non finisci nello stesso girone de Margaret Thatcher.
- Mi sento come un pezzo degli scacchi. Tipo il cavallo, che può muoversi solo a elle. Pure se lo sa che è una mossa di merda. Però è il turno suo, e le regole quelle sono.
- Però c’ho pure un groppo alla gola che non se ne va e cerco di capire il perché. E penso che forse è perché, ma mo’ che finisce tutto, ma che ci inventeremo quando ci guarderemo allo specchio e staremo ancora allo sbando, isolati e manco gli potremo più accollare ‘sti cocci al coronavirus.
- Un uomo senza un segreto, è un uomo senza identità.
- È che proprio i trentenni non esistono più, come gli gnomi, il dodo e gli esquimesi. Adesso c’è l’adolescenza, la postadolescenza e la fossa comune. I trentenni sono una categoria superata, a cui ci si attacca per nostalgia, come il posto fisso.
- Ma poi quando si fa il passaggio da ragazzo a uomo? Possibile che non mi sono accorto che avevo finito il livello? Sicuro mi sono scordato di salvare.
- Ricorda: nessuno guarisce dalla propria infanzia.
- Ogni tanto mi scordo che prima di fare ipotesi devo aggiornare il cervello con i parametri di questa parte del mondo.
- L’ingenuità, come la stupidità, è una condizione permanente.
- Magari ricordare la strada che hai fatto per arrivare a questo punto ti aiuta a camminare col cuore più leggero.
- Io non so’ coraggioso. Manco troppo svejo. Zero intuitivo. Sensibile bleaahschifo. Però ho imparato a fa’ una cosa nella vita, una sola, a scegliermi bene le persone che voglio vicino a me. Più coraggiose, sveje, intuitive e sensibili di me. Che sanno come costringermi a stare nei posti in cui bisogna stare. E in cui anche uno come me può portare il suo mattoncino.
- Le parole cambiano proprio tanto a seconda delle bocche da cui escono, e dagli spazi in cui risuonano.
- Rimanere coerenti ai propri ideali è un privilegio.
- È ovvio che quando aiuti qualcuno te esponi e te la rischi pure. È una scommessa! Però è una scommessa che pure se la perdi, stai nella squadra dei buoni. De quelli che hanno giocato bene.
- C’è una vergogna positiva, che prima di aprire bocca ti fa chiedere se hai veramente titolo per dire quello che stai per dire. È la grande assente di questo secolo.
- Le cose che mi muovono sono i lutti o i grandi dolori, quelli che mi fanno venir voglia di scriverci un libro sopra.
- Non c’è mezzo migliore della speranza e del fiabesco per incatenare i popoli alle loro credenze, poiché chi crede ha paura e chi ha paura crede ciecamente.
- Alla luce di questo grande impatto culturale fin qui dimostrato, non è esagerato dire che siamo individui composti al 70% da Cavalieri dello zodiaco.
- In un contesto dove non esiste più nessun tipo di vergogna, il mitomane prospera e cresce come i cinghiali di Roma nord. Se si ristabilisse quel minimo vergognarsi e avere un po’ di pudore nel porsi di fronte agli altri, si migliorerebbe.
- Si badi bene che nutro una sorta di rispetto misto a diffidenza verso gli psicologi, in quanto li ascrivo alla famiglia dei telepati, sebbene di grado inferiore.
- I nomi possono essere comuni a tanta gente l’identità invece è una cosa solo tua.
- Alla fine noi siamo ‘sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che, non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com’eri prima. Ci devi stare. L’importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei… E te li tieni stretti.
- C’è un’altra parte del corpo a cui le risposte non cambiano nulla. Che se ne frega del cervello. È tipo qui, all’altezza dell’esofago, circa. Dove ci sta quel groviglio brutto di nostalgia. E di rimpianti. E di rimorsi. Di quello che non sei riuscito a dire. Di chi non sei riuscito a capire. Finché eri in tempo.
- Forse crescere significa anche questo. Accettare che quel monte che protegge la vallata ha anche un altro versante, nascosto. Che il terreno non è tutto uguale, ci sono zone più fertili, altre più aride. Alcune parti sono addirittura a rischio frana. Ci sono angolazioni e scorci che non avresti mai potuto scorgere dalla tua prospettiva iniziale. È così che si diventa uomo o donna? Accettando che una montagna è l’insieme di quelle prospettive, sennò è solo un fondale teatrale?