Ritratto di Publio Cornelio Tacito (S. Freeman)
Publio Cornelio Tacito è stato uno dei più grandi storici dell’antica Roma. Nato a Roma intorno al 55 d.C., ha scritto numerose opere, tra cui le “Historiae“ e gli “Annales”.
Le sue opere sono state molto importanti per la ricostruzione storica dell’epoca romana, in particolare per il periodo che va dalla morte di Augusto alla fine del I secolo d.C. Uno dei temi principali che si possono ritrovare è quello della corruzione del potere.
Qui di seguito la nostra selezione delle più belle e famose frasi di Publio Cornelio Tacito in latino che ce ne restituiscono il pensiero e lo spirito critico. Eccole!
Aforismi, citazioni e frasi di Publio Cornelio Tacito in latino (con traduzione)
- Corruptissima re publica plurimae leges.
Moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto. - Honesta mors turpi vita potior.
Una morte onorevole è meglio di una vita disonorevole. - Cupido dominandi cunctis adfectibus flagrantior est.
La brama di potere, per dominare gli altri, infiamma il cuore più di ogni altra passione. - Avaritia et adrogantia, praecipua validiorum vitia.
Avarizia e arroganza, vizi speciali dei più forti. - Tanto proclivius est iniuriae quam beneficio vicem exolvere, quia gratia oneri, ultio in quaestu habetur.
È molto più facile ricambiare un’offesa che un favore: la gratitudine è un peso, mentre la vendetta è un piacere. - Omne ignotum pro magnifico.
Tutto ciò che è sconosciuto è sublime. - Pessimum inimicorum genus, laudantes.
La peggior razza di nemici è quella degli adulatori. - Populi imperium iuxta libertatem, paucorum dominatio regiae libidini propior est.
Il potere del popolo tende alla libertà, quello dei pochi al dispotismo. - Sine ira et studio.
Senza ira o parzialità. - Nam beneficia eo usque laeta sunt, dum videntur exsolvi posse: ubi multum antevenere, pro gratia odium redditur.
I favori sono graditi fino a quando ci si crede capaci di sdebitarsi, ma quando divengono eccessivi anziché gratitudine suscitano odio. - Faciliore inter malos consensus ad bellum quam in pacem ad concordiam.
Fra i malvagi è più facile accordarsi per la guerra che esser concordi in pace. - Exercitatio artem paravit.
L’esercizio procura la destrezza. - Acerrima proximorum odia sunt.
Gli odi tra parenti sono i più accaniti. - Fides, libertas, amicitia, praecipua humani animi bona.
La fede, la libertà, l’amicizia, sono i principali beni dell’animo umano. - Rara temporum felicitas, ubi sentire quae velis, et quae sentias dicere licet.
Rara è la felicità dei tempi in cui è lecito pensare ciò che vuoi, e dire ciò che pensi. - Vitia erunt, donec homines.
Finché vi saranno uomini, vi saranno vizi. - Inter turbas et discordias pessimo cuique plurima vis, pax et quies bonis artibus indigent.
Fra gli imbrogli e le discordie chi più è malvagio, più può. - Quae fato manent, quamvis significata, non vitantur.
Ciò che ti attende per destino, anche se svelato, non si evita. - Omnia quae nunc vetustissima creduntur, nova fuere.
Tutte le cose che ora si credono antichissime, un tempo furono nuove. - Felicitas in socordiam vertit.
La felicità rende l’uomo pigro. - Est vulgus cupiens voluptatum et, si eodem princeps trahat, laetum.
Il volgo, sempre avido di divertimenti e tanto più esultante se riscontra nel principe i suoi stessi gusti. - Etiam sapientibus cupido gloriae novissima exuitur.
La passion per la gloria è l’ultima di cui si spogliano anche i sapienti. - Nihil rerum mortalium tam instabile ac fluxum est quam fama potentiae non sua vi nixa.
Non c’è cosa tanto instabile e passeggera a questo mondo quanto la reputazione d’un potere che si fonda su forze non sue. - Deos fortioribus adesse.
Gli dei stanno coi più forti. - Velocitas iuxta formidinem, cunctatio proprior constantiae est.
La velocità si accosta alla paura, la lentezza è più vicina alla costanza. - Mortem omnibus ex natura aequalem oblivione apud posteros vel gloria distingui; ac si nocentem innocentemque idem exitus maneat, acrioris viri esse merito perire.
La morte, che da natura è a tutti sorte comune, si distingue presso i posteri in gloria e in oblio; e se una medesima sorte attende il buono e il reo, tocca ai coraggiosi morir per un fine. - Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias. Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, et mare scrutantur; si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit: soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre, trucidare, rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.
I Romani, la cui arroganza invano cercheresti di evitare tramite l’ossequio e la moderazione. Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione vanno a frugare anche il mare. Avidi se il nemico è ricco e arroganti se è povero. Gente che né l’oriente né l’occidente possono saziare. Solo loro bramano possedere con pari smania ricchezza e miseria. Rubano, massacrano, rapinano, e con falso nome lo chiamano impero. Laddove fanno il deserto, lo chiamano pace.