Giacomo Leopardi è considerato all’unanimità il poeta italiano più rappresentativo del XIX secolo, nonché uno dei poeti e filosofi più importanti del romanticismo letterario.
La sua visione della vita e del mondo segue di pari passo l’evolversi del suo pensiero e della sua esperienza personale, passando dal pessimismo storico, in cui la natura è vista come benefica e positiva, al pessimismo cosmico, dove la natura è colpevole dei mali dell’uomo.
Qui di seguito abbiamo raccolto le frasi di Giacomo Leopardi sulla vita, l’amore, la solitudine, la natura e tanto altro che più ne rappresentano il pensiero e la poetica. Scoprile subito!
Aforismi, citazioni e frasi di Giacomo Leopardi
- La felicità è impossibile a chi la desidera.
- Chi ha il coraggio di ridere, è padrone del mondo.
- Chi più si ama meno può amare.
- L’unico modo per non far conoscere agli altri i propri limiti, è di non oltrepassarli mai.
- È curioso vedere che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono state prese per indizio di poco merito.
- Ma non è cosa in terra che ti somigli; e s’anco pari alcuna ti fosse al volto, agli atti, alla favella, sarìa, così conforme, assai men bella.
- La natura è gagliarda magnanima focosa, inquieta come un ragazzaccio.
- Se sei felice non gridarlo troppo. La tristezza ha il sonno leggero.
- Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze… Perché non cerca la fine, ma va verso l’infinito.
- Quando ci si preoccupa della propria età è un segno che non si hanno vere preoccupazioni.
- Una cosa stimabile non può essere apprezzata degnamente se non da quelli che ne conoscono il valore.
- E il naufragar m’è dolce in questo mare.
- Sono convinto che anche nell’ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.
- Poco manca ch’io non bestemmi il cielo e la natura che par che m’abbiano messo in questa vita a bella posta perch’io soffrissi.
- Non t’accorgi, Diavolo, che tu sei bella come un Angelo?
- Natura è come un bambino che disfa subito il fatto.
- L’immaginazione è la prima fonte della felicità umana.
- Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno d’amore.
- Il più solido piacere di questa vita è il piacere vano delle illusioni.
- La solitudine è come una lente d’ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo.
- Il vino è il più certo, e (senza paragone) il più efficace consolatore.
- Sono così stordito del niente che mi circonda.
- I momenti migliori dell’amore sono quelli di una quieta e dolce malinconia, dove tu piangi e non sai di che.
- Gli uomini sarebbero felici se non avessero cercato e non cercassero di esserlo.
- La disperazione è molto ma molto più piacevole della noia. La natura ha provveduto, ha medicato tutti i nostri mali possibili, anche i più crudeli ed estremi, anche la morte, a tutti ha misto del bene, anzi ne l’ha fatto risultare, l’ha congiunto all’essenza loro; a tutti i mali, dico, fuorché alla noia. Perché questa è la passione la più contraria e lontana alla natura, quella a cui non aveva non solo destinato l’uomo, ma neppur sospettato né preveduto che vi potesse cadere, e destinatolo e incamminatolo dirittamente a tutt’altro possibile che a questa.
- Diventiamo ridicoli solo quando vogliamo apparire ciò che non siamo.
- E lasciami alla malinconia, e lasciami a me stesso che sono il mio spietatissimo carnefice.
- Il mezzo più efficace di ottener fama è quello di far creder al mondo di esser già famoso.
- Se la vita non è felice, che fino a ora non è stata, meglio ci torna averla breve che lunga.
- La vita umana, per modo di dire, e composta e intessuta, parte di dolore, parte di noia; dall’una delle quali passioni non ha riposo se non cadendo nell’altra.
- Piangi, che ben hai donde, Italia mia.
- L’uomo è infelice perché incontentabile.
- Tornami in mente il dì che la battaglia d’amor sentii la prima volta e dissi: oimè, se questo è amor, com’ei travaglia!
- L’esistenza, per sua natura ed essenza propria e generale, è un’imperfezione, un’irregolarità, una mostruosità. Ma questa imperfezione è una piccolissima cosa, un vero neo, perché tutti i mondi che esistono, per quanti e quanto grandi che essi sieno, non essendo però certamente infiniti né di numero né di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che l’universo potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente è infinitamente piccolo a paragone della infinità vera, per dir così, del non esistente, del nulla.
- I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto.
- Il piacere è sempre o passato o futuro, e non è mai presente.
- A veder se sia più il bene o il male nell’universo, guardi ciascuno la propria vita; se più il bello o il brutto, guardi il genere umano, guardi una moltitudine di gente adunata. Ognun sa e dice che i belli son rari, e che raro è il bello.
- La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. Gli animali non han più di noi, se non il patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.
- Il mondo ride sempre di quelle cose che, se non ridesse, sarebbe costretto ad ammirare; e biasima sempre, come la volpe, quelle che invidia.
- Non c’è maggior piacere – né maggior felicità – nella vita, che il non sentirla.
- L’arte non può mai uguagliare la ricchezza della natura.
- La vita debb’essere viva, cioè vera vita; o la morte la supera incomparabilmente di pregio.
- Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna?
- La felicità consiste nell’ignoranza del vero.
- Mi sembra difficile dire se ci sia qualcosa di più immorale che parlare senza interruzioni di se stessi, o di più raro di un uomo libero di tale difetto.
- La storia dell’uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all’eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo.
- Perché fiorir si può e si deve, anche in mezzo al deserto.
- Il maligno dice male dé buoni, lo stolto or dé buoni, or dé malvagi, il saggio di nessuno mai.
- Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
- L’uomo è quasi sempre tanto malvagio quanto gli bisogna. Se si conduce dirittamente, si può giudicare che la malvagità non gli è necessaria. Ho visto persone di costumi dolcissimi, innocentissimi, commettere azioni delle più atroci, per fuggire qualche danno grave, non evitabile in altra guisa.
- Se la felicità non esiste, cos’è dunque la vita?
- Non si vive al mondo che di prepotenza. Se tu non vuoi o sai adoperarla, gli altri l’adopreranno su di te. Siate dunque prepotenti. Così dico dell’impostura.
- L’animo umano è sempre ingannato nelle sue speranze, e sempre ingannabile: sempre deluso dalla speranza medesima, e sempre capace di esserlo: aperto non solo, ma posseduto dalla speranza nell’atto stesso dell’ultima disperazione.
- Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l’esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell’universo è il male; l’ordine e lo stato, le leggi, l’andamento naturale dell’universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male. Non v’è altro bene che il non essere; non v’ha altro di buono che quel che non è; le cose che non son cose: tutte le cose sono cattive. Il tutto esistente; il complesso dei tanti mondi che esistono; l’universo; non è che un neo, un bruscolo in metafisica. L’esistenza, per sua natura ed essenza propria e generale, è un’imperfezione, un’irregolarità, una mostruosità. Ma questa imperfezione è una piccolissima cosa, un vero neo, perché tutti i mondi che esistono, per quanti e quanto grandi che essi sieno, non essendo però certamente infiniti né di numero né di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che l’universo potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente è infinitamente piccolo a paragone della infinità vera, per dir così, del non esistente, del nulla.
- La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dall’esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccorne, ma nondimeno il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l’universo infinito, e sentire che l’animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d’insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali.