Ogni anno, il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, ovvero il giorno in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto. Questa data è particolarmente importante in quanto corrisponde alla data in cui fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz, nel 1945.
La scoperta di questo luogo rivelò tutta la crudeltà e la follia nazista, ma anche il lato peggiore del genere umano. Proprio per questo, per evitare di arrivare a commettere altri errori del genere, dobbiamo conservare nella nostra memoria l’abominio di uno sterminio con milioni di morti tra ebrei, oppositori politici, omosessuali, portatori di handicap e diverse altre minoranze etniche e religiose.
Qui di seguito una raccolta delle più toccanti poesie e frasi per la Giornata della Memoria che ci serviranno a non dimenticare uno dei momenti più bui della nostra storia. Eccole!
Aforismi, citazioni e frasi per la Giornata della Memoria (27 gennaio)
- Auschwitz grida il dolore di una sofferenza immane e invoca un futuro di rispetto, pace e incontro tra popoli.
(Papa Francesco) - Dopo Auschwitz non si possono più scrivere poesie.
(Theodor W. Adorno) - I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere… Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà.
(Primo Levi) - Auschwitz simboleggia e riassume tutto l’orrore e la lucida follia che il totalitarismo razzista racchiude in sé.
(Sergio Mattarella) - Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo.
(Anna Frank) - L’Olocausto illustra le conseguenze di pregiudizi, razzismo e stereotipi su una società. Ci costringe a esaminare le responsabilità della cittadinanza e ad affrontare le potenti ramificazioni dell’indifferenza e dell’inazione.
(Tim Holden) - Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
(Primo Levi) - Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.
(Primo Levi) - In occasione di questo doloroso anniversario, faccio appello ancora una volta a tutti gli uomini, invitandoli a superare i pregiudizi ed a combattere tutte le forme di razzismo, accettando di riconoscere in ogni persona umana la dignità fondamentale e il bene che vi dimorano, a prendere sempre più coscienza di appartenere ad un’unica famiglia umana voluta e riunita da Dio.
(Papa Giovanni Paolo II) - L’Olocausto non è solo una tragedia del popolo ebraico, è un fallimento dell’umanità nel suo insieme.
(Moshe Katsav) - Lo sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto.
(Papa Francesco) - Non esistono le razze. Esistono i razzisti.
(Rita Levi Montalcini) - È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.
(Primo Levi) - Ad Auschwitz non scegliemmo di attaccarci ai fili elettrificati per scegliere la morte, che sarebbe arrivata in un secondo. Noi scegliemmo la vita, parola importantissima che non va sprecata e non va mai dimenticata nemmeno un minuto. Non bisogna perdere neanche un minuto di questa straordinaria emozione che è la vita. Perché nel tic-tac, che è il tempo che scorre, il tic è già tac.
(Liliana Segre) - L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.
(Primo Levi) - Non c’è nulla di più spaventoso dell’ignoranza in azione.
(Johann Wolfgang von Goethe) - Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità.
(Elisa Springer) - Non si deve mai dimenticare che il nostro paese, l’Italia, adottò durante il fascismo – in un clima di complessiva indifferenza – le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio; e che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei.
(Sergio Mattarella) - Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.
(Liliana Segre) - Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?
(Primo Levi) - Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.
(Hannah Arendt) - Pochi anni infatti ci separano dal più orribile crimine di massa che la storia moderna abbia mai registrato: un crimine commesso non da una banda di fanatici, ma con freddo calcolo dal governo di una nazione potente. Il destino dei sopravvissuti alle persecuzioni tedesche testimonia fino a che punto sia decaduta la coscienza morale dell’umanità.
(Albert Einstein) - La memoria non è gettare lo sguardo su una fotografia che sbiadisce con lo scorrere del tempo, ma un sentimento civile, energico e impegnativo.
(Sergio Mattarella) - Il segreto della libertà risiede nell’istruire le persone. Il segreto della tirannia, nel mantenerle ignoranti.
(Maximilien de Robespierre) - Non c’è nulla di comparabile all’Olocausto.
(Fidel Castro) - Il popolo ebraico, nella sua storia, ha dovuto sperimentare la violenza e la persecuzione, fino allo sterminio degli ebrei europei durante la Shoah. Sei milioni di persone, solo perché appartenenti al popolo ebraico, sono state vittime della più disumana barbarie, perpetrata in nome di un’ideologia che voleva sostituire l’uomo a Dio. Il 16 ottobre 1943, oltre mille uomini, donne e bambini della comunità ebraica di Roma furono deportati ad Auschwitz. Oggi desidero ricordarli con il cuore, in modo particolare: le loro sofferenze, le loro angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate. E il passato ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro. La Shoah ci insegna che occorre sempre massima vigilanza, per poter intervenire tempestivamente in difesa della dignità umana e della pace. Vorrei esprimere la mia vicinanza ad ogni testimone della Shoah ancora vivente; e rivolgo il mio saluto particolare a voi, che siete qui presenti.
(Papa Francesco) - Guai se l’uomo non ricorda e questo vale per l’oggi, per ieri, per il domani. E guai dimenticare: quello che accade è accaduto e accadrà. Il tempo è unico e ogni giorno bisogna denunciare tutto quello che accade: tutto ci riguarda, oggi non possiamo più dire ‘io non sapevo!
(Edith Bruck) - L’indifferenza porta alla violenza, perché l’indifferenza è già violenza.
(Liliana Segre) - Se dovessimo svegliarci una mattina e scoprire che tutti sono della stessa razza, credo e colore, troveremmo qualche altra causa di pregiudizio entro mezzogiorno.
(George Aiken) - Meditare su quanto è avvenuto è un dovere di tutti. Tutti devono sapere, o ricordare, che Hitler e Mussolini, quando parlavano pubblicamente, venivano creduti, applauditi, ammirati, adorati come dèi.
(Primo Levi) - Il sistema di Auschwitz e dei campi a esso collegati fu l’estrema, ma diretta e ineluttabile, conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche, istinti brutali, pregiudizi, dottrine perniciose e gretti interessi, e persino conformismi di moda.
(Sergio Mattarella) - Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo.
(Primo Levi) - La memoria è un vaccino che ci fa essere cittadini migliori.
(Liliana Segre) - Lo strazio più grande, in questi cinquant’anni, è stato quello di dover subire l’indifferenza e la vigliaccheria di coloro che, ancora adesso, negano l’evidenza dello sterminio.
(Elisa Springer) - Quando ci ordinarono di catturare due nodi ferroviari non avevamo la minima idea di quello che ci saremmo trovati davanti nel campo, ciò che abbiamo visto non si può immaginare nemmeno in un incubo.
(Vasilij Petrenko) - Per ogni persona che sia mai stata in un campo di concentramento, ogni lager che esista in qualche parte della terra è una ferita che brucia: se penso a un uomo che giace sul suo tavolaccio in un lager sovietico, egli è in quel momento mio compagno di prigionia, e tutto quello che gli fanno, lo fanno a me.
(Simon Wiesenthal) - Siate sempre come la farfalla gialla che vola sopra i fili spinati.
(Liliana Segre) - Non sono i 6 milioni di ebrei che mi preoccupano, è che i record sono fatti per essere battuti.
(Woody Allen) - Piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi.
(Primo Levi) - A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio.
(Anna Frank) - Non mandate i figli in gita ai campi di sterminio. Lì si va in pellegrinaggio. Sono posti da visitare con gli occhi bassi, meglio in inverno con vestiti leggeri, senza mangiare il giorno prima, avendo fame per qualche ora.
(Liliana Segre) - Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici.
(Marcus Garvey) - È successo in Germania; ma le stesse cellule malate si trovano nel corpo di ogni nazione, pronte a entrare in attività.
(Charlie Chaplin) - I morti di Auschwitz ammoniscono continuamente: il cammino dell’uomo procede su strade accidentate e rischiose.
(Sergio Mattarella) - A nessuno è lecito, davanti alla tragedia della Shoà, passare oltre. Quel tentativo di distruggere in modo programmato tutto un popolo si stende come un’ombra sull’Europa e sul mondo intero; è un crimine che macchia per sempre la storia dell’umanità. Valga questo, almeno oggi e per il futuro, come un monito: non si deve cedere di fronte alle ideologie che giustificano la possibilità di calpestare la dignità umana sulla base della diversità di razza, di colore della pelle, di lingua o di religione.
(Papa Giovanni Paolo II) - Non c’è nulla di nuovo, eccetto quello che è stato dimenticato.
(Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena) - Si può legittimamente sostenere che l’Olocausto sia stato uno spartiacque della storia dell’umanità, la campana a morto dell’Illuminismo, la prova che la Civiltà occidentale non funziona. È come nei vecchi cartoni animati dei Loney Tunes, dove il protagonista supera di corsa l’orlo del burrone e continua a correre a mezz’aria. Ci vuole un po’ perché si accorga che non c’è più terreno su cui continuare a correre. Alla fine se ne rende conto e precipita al suolo con uno schianto. Allo stesso modo, la Civiltà Occidentale è finita ad Auschwitz e noi non ce ne siamo resi conto.
(Art Spiegelman) - Sta a noi impedire che si ripeta, sta a noi guidare gli avvenimenti e trasmettere valori di civiltà umana.
(Sergio Mattarella) - Puoi incatenarmi, puoi torturarmi, puoi anche distruggere questo corpo, ma non imprigionerai mai la mia mente.
(Mahatma Gandhi) - Noi non capivamo niente e le nostre guardie buttavano via le divise, le armi, si mettevano in in mutande, mandavano via i cani che erano stati proprio il simbolo del potere del soldato SS. Noi eravamo sbalordite, con i nostri occhi, con la nostra debolezza, con le gambe che non reggevano più, vedevamo la Storia che cambiava davanti a noi ed era una visione apocalittica, straordinaria, incredibile. Quando anche il comandante di quell’ultimo campo vicino a me si mise in mutande, quell’uomo alto, sempre elegantissimo, crudele sulle prigioniere inermi, e buttò la divisa sul fosso, la sua pistola cadde ai miei piedi ed io ebbi la tentazione fortissima di prenderla e sparargli. Lo avevo odiato, avevo sofferto tanto, sognavo la vendetta: quando vidi quella pistola ai miei piedi, pensai di chinarmi, prendere la pistola e sparargli. Mi sembrava un giusto finale di quella storia, ma capii di esser tanto diversa dal mio assassino, che la mia scelta di vita non si poteva assolutamente coniugare con la teoria dell’odio e del fanatismo nazista; io nella mia debolezza estrema ero molto più forte del mio assassino, non avrei mai potuto raccogliere quella pistola, e da quel momento sono stata libera. Non posso dimenticare. Io sono la memoria di quello che è successo. Coltivare la Memoria è ancora oggi un antidoto prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.
(Liliana Segre) - Se questo è un uomo
(Primo Levi)
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi. - Auschwitz
(Salvatore Quasimodo)
Laggiù, ad Auschwitz, lontano dalla Vistola,
amore, lungo la pianura nordica,
in un campo di morte: fredda, funebre,
la pioggia sulla ruggine dei pali
e i grovigli di ferro dei recinti:
e non albero o uccelli nell’aria grigia
o su dal nostro pensiero, ma inerzia
e dolore che la memoria lascia
al suo silenzio senza ironia o ira.
Tu non vuoi elegie, idilli: solo
ragioni della nostra sorte, qui,
tu, tenera ai contrasti della mente,
incerta a una presenza
chiara della vita.
E la vita è qui,
in ogni no che pare una certezza:
qui udremo piangere l’angelo il mostro
le nostre ore future
battere l’al di là, che è qui, in eterno
e in movimento, non in un’immagine
di sogni, di possibile pietà.
E qui le metamorfosi, qui i miti.
Senza nome di simboli o d’un dio,
sono cronaca, luoghi della terra,
sono Auschwitz, amore.
Come subito
si mutò in fumo d’ombra
il caro corpo d’Alfeo e d’Aretusa!
Da quell’inferno aperto da una scritta
bianca: “Il lavoro vi renderà liberi”
uscì continuo il fumo
di migliaia di donne spinte fuori
all’alba dai canili contro il muro
del tiro a segno o soffocate urlando
misericordia all’acqua con la bocca
di scheletro sotto le docce a gas.
Le troverai tu, soldato, nella tua
storia in forme di fiumi, d’animali,
o sei tu pure cenere d’Auschwitz,
medaglia di silenzio?
Restano lunghe trecce chiuse in urne
di vetro ancora strette da amuleti
e ombre infinite di piccole scarpe
e di sciarpe d’ebrei: sono reliquie
d’un tempo di saggezza, di sapienza
dell’uomo che si fa misura d’armi,
sono i miti, le nostre metamorfosi.
Sulle distese dove amore e pianto
marcirono e pietà, sotto la pioggia,
laggiù, batteva un no dentro di noi,
un no alla morte, morta ad Auschwitz,
per non ripetere, da quella buca
di cenere, la morte. - Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
(Martin Niemöller)
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari.
Ed io fui contento perché rubavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei.
Restai in silenzio perché mi erano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali.
E fui sollevato perché mi davano fastidio.
Poi vennero a prendere i comunisti.
Ed io non dissi nulla perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me.
E non c’era più nessuno per protestare. - La farfalla
(Pavel Friedman)
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto. - Infanzia miserabile
(Zanus Zachenburg)
Infanzia miserabile, catena
che ti lega al nemico e alla forca.
Miserabile infanzia, che dentro il
suo squallore
già distingue il bene e il male.
Laggiù dove l’infanzia dolcemente
riposa
nelle piccole aiuole di un parco
laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato
quando su me è caduto il disprezzo:
laggiù, nei giardini o nei fiori
o sul seno materno, dove io sono nato
per piangere…
Alla luce di una candela m’addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno…