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25 Frasi di Don Milani (con immagini)

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Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Frasi di Don Milani

Don Lorenzo Milani è stato un sacerdote e maestro che ha lavorato sempre con l’obiettivo di insegnare ai bambini i valori della libertà e della giustizia sociale.

Vissuto nel XX secolo orientò il suo pensiero e le sue opere a favore degli ultimi, dei poveri e degli emarginati. Tra le sue battaglie ci fu quella per l’obiezione di coscienza che gli costò anche un lungo processo.

Ecco quindi la nostra selezione delle più belle frasi di Don Milani che ce ne riassumono le idee e i principi sulla scuola, sui bambini, sulla politica e tanto altro. Scoprile subito!

Aforismi, citazioni e frasi di Don Milani

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  • Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.
  • Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.
  • Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.
  • Quando ci si affanna a cercar apposta l’occasione di infilar la fede nei discorsi, si mostra di averne poca, di pensare che la fede sia qualcosa di artificiale aggiunto alla vita e non invece modo di vivere e di pensare.
  • Chi non sa amare il povero nei suoi errori non lo ama.
  • Se dicessi che credo in Dio direi troppo poco perché gli voglio bene. E capirai che voler bene a uno è qualcosa di più che credere nella sua esistenza.
  • Il prete lo faccio quando amministro i sacramenti. La scuola mi serve per cercare di trasformare i sudditi in popolo sovrano, gli operai ed i contadini sfruttati in persone consapevoli e capaci di rivendicare i propri diritti.
  • Non c’è nulla sul giornale che serva ai vostri esami. È la riprova che c’è poco nella vostra scuola che serva nella vita.
  • Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.
  • Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.
  • La povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura e sulla funzione sociale. La distinzione in classi sociali non si può dunque fare sull’imponibile catastale, ma su valori culturali.
  • Non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale.
  • Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali.
  • Un operaio conosce 100 parole, il padrone 1000. Per questo lui è il padrone.
  • Con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio.
  • Un atto coerente isolato è la più grande incoerenza.
  • Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola.
  • La fede quando si trova va tenuta stretta per non perderla più.
  • Chi sa volare non deve buttar via le ali per solidarietà coi pedoni, deve piuttosto insegnare a tutti il volo.
  • Chi sa volare non deve buttar via le ali per solidarietà coi pedoni, deve piuttosto insegnare a tutti il volo.
  • Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola. Io ho insegnato loro soltanto a esprimersi, mentre loro mi hanno insegnato a vivere.
  • Ogni parola che non impari oggi è un calcio nel culo domani.
  • Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori.
  • Il mondo ingiusto l’hanno da raddrizzare i poveri e lo raddrizzeranno solo quando l’avranno giudicato e condannato con mente aperta e sveglia come la può avere solo un povero che è stato a scuola.
  • I partiti di massa non si differenziano dagli altri su questo punto. I partiti dei lavoratori non arricciano il naso davanti ai figli di papà. E i figli di papà non arricciano il naso davanti ai partiti dei lavoratori. Purché si tratti di posti direttivi. Anzi, è fine essere “coi poveri”. Cioè non proprio “coi poveri” volevo dire “a capo dei poveri”.
  • A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca? Ecco, occupatele.
  • Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande: I CARE. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. Me ne importa, mi sta a cuore. È il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”.
  • Purtroppo la mia previsione è che sarete pecore, che vi piegherete completamente alle usanze, che vi vestirete come vuole la moda, che passerete il tempo come vuole la moda. Rifletteteci! Ne avete l’età.
  • Non è cristiano insuperbirsi e considerarsi più di quello che siamo, ma non è cristiano neanche considerarsi meno di quello che siamo e tenersi in disparte come un ladro colto in fallo o un debitore che non ha da rendere.
  • Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero ad un livello superiore. Non dico a un livello pari dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più di tutto.
  • E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruenti: lo sciopero e il voto.

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