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Frasi di Orazio in Latino: le 45 più belle e famose (con traduzione)

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Ultimo aggiornamento: 10 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Frasi di Orazio
Ritratto immaginario di Quinto Orazio Flacco (Giacomo Di Chirico)

Con una produzione letteraria che comprendeva lirica, ode e letteratura epistolare, Quinto Orazio Flacco è stato uno dei più importanti poeti e pensatori dell’antica Roma.

Vissuto nel I° secolo a.C., è stato testimone di un’epoca di grande cambiamento, durante la quale Roma si trasformò da città-stato in un grande impero. Il suo stile elegante lo ha reso una figura fondamentale della cultura romana e un punto di riferimento per molti autori che lo hanno succeduto.

Qui di seguito la nostra selezione delle più belle frasi di Orazio in latino che ce ne illustrano, in pillole, il pensiero e la raffinatezza. Eccole!

Aforismi, citazioni e frasi di Orazio in latino (con traduzione)

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  • Laetus deget cui licet in diem dixisse: vixi.
    È felice chi, giorno per giorno, può dire: ho vissuto.
  • Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
    Mentre parliamo il tempo è già in fuga, come se provasse invidia di noi. Quindi cogli l’attimo sperando il meno possibile nel domani.
  • Carpe diem.
    Cogli l’attimo.
  • Carpe diem.
  • Vivere si recte nescis, decede peritis.
    Se non sai vivere rettamente lascia il posto a chi ne è capace.
  • Dimidium facti qui coepit habet.
    Chi ben comincia, è a metà dell’opera.
  • Amor caecus.
    L’amore è cieco.
  • Nec scire fas est omnia.
    Non è possibile sapere tutto.
  • Mors ultima linea rerum est.
    La morte è il limite di ogni cosa.
  • Frangar, non flectar.
    Mi spezzo, ma non mi piego.
  • Nihil sine magno vita labore dedit mortalibus.
    La vita non concede nulla agli uomini senza che facciano grandi sforzi.
  • Dum vitant stulti vitia, in contraria currunt.
    Per evitare un difetto, gli stolti cadono nel difetto contrario.
  • Nulla placere diu nec vivere carmina possunt quae scribuntur acquae potoribus.
    I versi scritti dai bevitori d’acqua non possono piacere né durare a lungo.
  • Pallida mors aequo pulsat pede pauperum tabernas regumque turres.
    La pallida morte batte indistintamente colpi alle capanne dei poveri e ai palazzi dei re.
  • Pulvis et umbra sumus.
    Siamo polvere e ombra.
  • Nihil est ab omni parte beatum.
    Non vi è mai completa felicità.
  • Non vi è mai completa felicità.
  • In medio stat virtus.
    La virtù sta nel mezzo.
  • Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus.
    Ora è tempo di bere, ora è tempo di battere la terra con piede libero da vincoli.
  • Tempus edax rerum.
    Il tempo divora ogni cosa.
  • Dona praesentis cape laetus horae.
    Cogli felice i doni di questo momento.
  • Quid sit futurum cras, fuge quaerere et quem fors dierum cumque dabit, lucro appone.
    Ciò che verrà domani non chiedere, e ogni giorno che ancora ti darà la sorte, prendilo come un regalo.
  • Rem facias, rem si possis, recte, si non, quocumque modo rem.
    Fai soldi, onestamente, se puoi, e se no, come ti capita.
  • Semper avarus eget.
    L’avido ha sempre dei bisogni.
  • Quod sequitur, fugio; quod fugit, ipse sequor.
    Sfuggo ciò che m’insegue. Ciò che mi sfugge inseguo.
  • Mors et fugacem persequitur virum.
    La morte raggiunge anche l’uomo che fugge.
  • Quid leges sine moribus vanae proficiunt?
    A che servono delle vuote leggi se non c’è morale?
  • Sapere aude.
    Abbiate il coraggio di essere saggi.
  • Abbiate il coraggio di essere saggi.
  • Odi profanum vulgus et arceo.
    Odio il volgo profano, e lo tengo lontano.
  • Quamquam ridentem dicere verum quid vetat?
    Che cosa vieta di dire la verità ridendo?
  • Diffugiunt cadis cum faece siccatis amici.
    Se ne vanno gli amici quando le tue botti rimangono vuote.
  • Nihil est ab omni parte beatum.
    Non c’è vita lieta del tutto.
  • Jejunus raro stomachus vulgaria temnit.
    Uno stomaco che raramente digiuna, disprezza il cibo volgare.
  • Ira brevis furor est.
    L’ira è un breve momento di follia.
  • Crescentem sequitur cura pecuniam.
    Con la ricchezza crescono le preoccupazioni.
  • Omnes eodem cogimur.
    Tutti siamo spinti in uno stesso luogo.
  • Naturam expellas furca, tamen usque recurret.
    Scaccia pure con un forcale la tua indole, tornerà ugualmente.
  • Sumite materiam vestris qui scribitis aequam viribus.
    Se volete scrivere, scegliete un argomento pari alle vostre forze.
  • Aequam memento rebus in arduis servare mentem, non secus in bonis ab insolenti temperatam laetitia.
    Nei momenti difficili ricordati di conservare l’imperturbabilità, e in quelli favorevoli un cuore assennato che domini la gioia eccessiva.
  • Populus me sibilat; at mihi plaudo ipse domi, simul ac nummos contemplor in arca.
    Il popolo mi fischia, ma io mi applaudo da me, a casa mia, quando contemplo le mie ricchezze in cassaforte.
  • Nec vixit male qui natus moriensque fefellit.
    Bene visse chi seppe vivere nell’oscurità.
  • Quot capitum vivunt, totidem studiorum.
    Quante sono le teste al mondo, altrettanti sono gli interessi.
  • Alme Sol, curru nitido diem qui promis et celas aliusque et idem nasceris, possis nihil urbe Roma visere maius.
    O Sole fonte di vita, che con il carro splendente mostri e nascondi il giorno, e che sempre vecchio e nuovo risorgi, che tu non possa mai vedere nulla di più grande della città di Roma.
  • Ut raro, qui se vixisse beatum dicat et exacto contentus tempore vita cedat uti conviva satur, reperire queamus.
    Solo di rado s’incontra chi dica d’essere vissuto felice e, pago del tempo trascorso, esca di vita come un convitato sazio.
  • Omnem crede diem tibi diluxisse supremum: grata superveniet quae non sperabitur hora.
    Fa come se ogni giorno sia stato l’ultimo a splendere per te: gradita giungerà l’ora che non ti aspetti.
  • Dulce et decorum est pro patria mori.
    È dolce e dignitoso morire per la patria.
  • Est modus in rebus, sunt certi denique fines quos ultra citraque nequit consistere rectum.
    C’è una giusta misura nelle cose, ci sono giusti confini al di qua e al di là dei quali non può sussistere la cosa giusta.

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