I nonni sono elemento fondamentale di una famiglia e, attraverso la loro esperienza, sono fonte di saggezza per le nuove generazioni.
A loro, al loro sapere e alla loro generosità sono dedicate numerose poesie anche di grandi autori famosi.
Ecco quindi le più belle poesie sui nonni che ce ne descrivono con affetto il ruolo e l’importanza. Scoprile subito!
Poesie sui nonni
- I nonni
(Alex Haley)
Nessuno può fare per i bambini
quel che fanno i nonni:
essi spargono polvere di stelle
sulla vita dei più piccoli. - Cari nonni
(Rafael Sabatini)
Cari nonni siete preziosi
anzi direi che siete favolosi,
con pazienza e tanto amore
state con me tutte le ore,
tornate bambini per giocare
ma mi sapete anche guidare.
Vi voglio un bene senza confini:
un grosso bacione ai miei cari nonnini! - La bambola della nonna
(Lina Schwarz)
Come un caro ricordo è conservata
quella bambola sopra il cassettone:
È mal vestita, ha la testa pelata,
eppure mette quasi soggezione.
Si stupisce fra sé la nipotina,
che la nonna, così seria e severa,
abbia giocato anch’essa da bambina
con quella vecchia bambola di cera. - La nonna
(Luisa Nason)
La nonna è come un albero d’argento
che la neve ripara e muove il vento.
Dice “no” con la testa, e “sì” col cuore.
sta presso il fuoco e prega a tutte l’ore.
Quando la mamma sgrida, lei perdona…
Chi sa perché la nonna è così buona! - L’onestà de mi’ nonna
(Trilussa)
Quanno che nonna mia pijò marito
nun fece mica come tante e tante
che doppo un po’ se troveno l’amante…
Lei, in cinquant’anni, nu’ l’ha mai tradito!
Dice che un giorno un vecchio impreciuttito
che je voleva fa’ lo spasimante
je disse: – V’arigalo ‘sto brillante
se venite a pijavvelo in un sito. –
Un’antra, ar posto suo, come succede,
j’avrebbe detto subbito: – So’ pronta.
Ma nonna, ch’era onesta, nun ciagnede;
anzi je disse: – Stattene lontano… –
Tanto ch’adesso, quanno l’aricconta,
ancora ce se mozzica le mano! - La nonna
(Gabriele D’Annunzio)
D’inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume accanto al tavolino.
lo imparavo la Storia Sacra in fretta
e poi m’accoccolavo a te vicino,
per sentir narrar la favoletta
del Drago azzurro e del Guerrin Meschino.
E quando il sonno proprio mi vincea
m’accompagnavi fino alla mia stanza,
e m’addormivi al suono dei tuoi baci.
Allora agli occhi chiusi m’arridea
in mezzo ai fiori, una gioconda danza
di fantasime splendide e fugaci. - La nonna
(Giovanni Pascoli)
Tra tutti quei riccioli al vento,
tra tutti quei biondi corimbi,
sembrava, quel capo d’argento,
dicesse col tremito, bimbi,
sì… piccoli, sì…
E i bimbi cercavano in festa,
talora, con grido giulivo,
le tremule mani e la testa
che avevano solo di vivo
quel povero sì.
Sì, solo; sì, sempre, dal canto
del fuoco, dall’umile trono;
sì, per ogni scoppio di pianto,
per ogni preghiera: perdono,
sì… voglio, sì… sì!
Sì, pure al lettino del bimbo
malato… La Morte guardava,
La Morte presente in un nimbo…
La tremula testa dell’ava
diceva sì! sì!
Sì, sempre; sì, solo; le notti
lunghissime, altissime! Nera
moveva, ai lamenti interrotti,
la Morte da un angolo… C’era
quel tremulo sì,
quel sì, presso il letto… E sì, prese
la nonna, la prese, lasciandole
vivere il bimbo. Si tese
quel capo in un brivido blando,
nell’ultimo sì. - Nonno e nipotino
(Lina Schwarz)
Passan sul prato nonno e nipotino.
Il nonno è vecchio, il bimbo piccolino;
il bimbo è biondo, il nonno bianco;
il bimbo è dritto, il nonno curvo e stanco.
Passan sul prato, dandosi la mano…
il nonno dice: “Presto andrò lontano,
Molto lontano, e piu non tornerò!”.
E il bimbo: “Nonno mio, ti scriverò”. - La nonna
(Virginie Loveling)
La nonna aveva nella sua stanza appeso
il ritratto di quando era bambina:
sorriso al labbro, azzurri occhi profondi e ricci biondi.
Guardavan quel ritratto i ragazzetti
e l’un diceva all’ altro: “Oh, quella bella
fanciulla chi sia mai? Fanciulla, vuoi giocare con noi?”
La vecchia con gli occhiali e con la cuffia
levò lo sguardo dalla sua poltrona:
“Chi sia mai? non giocate, o bimbi miei, sempre con lei?”. - Nonno
(Guido Gozzano)
Nonno, l’argento della tua canizie
rifulge nella luce dei sentieri:
passi tra i fichi, tra i susini e i peri
con nelle mani un cesto di primizie:
“Le piogge di Settembre già propizie
gonfian sul ramo fichi bianchi e neri,
susine claudie… A chi lavori e speri
Gesù concede tutte le delizie!”
Dopo vent’anni, oggi, nel salotto
rivivo col profumo di mentastro
e di cotogna tutto ciò che fu.
Mi specchio ancora nello specchio rotto,
rivedo i finti frutti d’alabastro…
Ma tu sei morto e non c’è più Gesù.