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Poesie sugli Occhi: le 12 più belle ed emozionanti

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Ultimo aggiornamento: 13 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie sugli Occhi

I nostri occhi raccontano molto di noi, di quello che siamo, di quello che proviamo. Attraverso il nostro sguardo comunichiamo infatti più o meno consapevolmente tutte le nostre emozioni.

E questo lo sanno bene i poeti, che proprio agli occhi hanno dedicato alcuni dei loro versi più belli e profondi.

Ecco quindi le più belle poesie sugli occhi che ne sottolineano il fascino infinito e le caratteristiche più toccanti. Scoprile subito!

Poesie sugli occhi

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  • Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
    (Cesare Pavese)
    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
    questa morte che ci accompagna
    dal mattino alla sera, insonne,
    sorda, come un vecchio rimorso
    o un vizio assurdo. I tuoi occhi
    saranno una vana parola,
    un grido taciuto, un silenzio.
    Così li vedi ogni mattina
    quando su te sola ti pieghi
    nello specchio. O cara speranza,
    quel giorno sapremo anche noi
    che sei la vita e sei il nulla.
    Per tutti la morte ha uno sguardo.
    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
    Sarà come smettere un vizio,
    come vedere nello specchio
    riemergere un viso morto,
    come ascoltare un labbro chiuso.
    Scenderemo nel gorgo muti.
  • Gli occhi della mia amata
    (William Shakespeare)
    Gli occhi della mia amata non sono affatto come il sole;
    Il corallo è molto più rosso delle sue labbra;
    Se la neve è bianca, allora il suo seno è grigio;
    Se i capelli devono essere fili d’oro, sulla sua testa crescono fili neri
    Ho visto rose variegate, rosse e bianche,
    Ma non ho mai visto rose sulle sue guance;
    E in certi profumi c’è molta più delizia
    che nell’alito che la mia donna esala.
    Amo sentirla parlare, eppur so bene
    Che la musica ha suono più armonioso;
    Giuro che in lei non ho mai visto una dea in terra;
    la mia amata, quando cammina, è ben piantata al suolo.
    Ma per Dio, il mio amore è così raro
    Come la creatura millantata da falsi paragoni.
  • I miei occhi giacciono…
    (Peppino Impastato)
    I miei occhi giacciono
    in fondo al mare
    nel cuore delle alghe
    e dei coralli.
  • De gli occhi de la mia donna si move un lume…
    (Dante Alighieri)
    De gli occhi de la mia donna si move
    un lume sì gentil che, dove appare,
    si veggion cose ch’uom non pò ritrare
    per loro altezza e per lor esser nove:
    e de’ suoi razzi sovra ‘l meo cor piove
    tanta paura, che mi fa tremare
    e dicer: “Qui non voglio mai tornare”;
    ma poscia perdo tutte le mie prove:
    e tornomi colà dov’io son vinto,
    riconfortando gli occhi paurusi,
    che sentier prima questo gran valore.
    Quando son giunto, lasso!, ed e’ son chiusi;
    lo disio che li mena quivi è stinto:
    però proveggia a lo mio stato Amore.
  • Rapita
    (Saffo)
    Rapita
    nello specchio dei tuoi occhi
    respiro
    il tuo respiro.
    E vivo.
  • Rapita, nello specchio dei tuoi occhi, respiro il tuo respiro. E vivo.
  • Io vidi li occhi dove Amor si mise
    (Guido Cavalcanti)
    Io vidi li occhi dove Amor si mise
    quando mi fece di sé pauroso,
    che mi guardar com’ io fosse noioso:
    allora dico che ‘l cor si divise;
    e se non fosse che la donna rise,
    i’ parlerei di tal guisa doglioso,
    ch’Amor medesmo ne farei cruccioso,
    che fe’ lo immaginar che mi conquise.
    Dal ciel si mosse un spirito, in quel punto
    che quella donna mi degnò guardare,
    e vennesi a posar nel mio pensero:
    elli mi conta sì d’Amor lo vero,
    che ogni sua virtù veder mi pare
    sì com’ io fosse nello suo cor giunto.
  • Rimani davanti ai miei occhi
    (Rabindranath Tagore)
    Rimani davanti ai miei occhi, e lascia
    che il tuo sguardo infiammi i miei canti.
    Resta fra le tue stelle, e alla loro luce
    lascia ch’io accenda la mia adorazione.
    La terra rimane in attesa
    sul ciglio della strada del mondo;
    Rimani in piedi sul verde mantello
    ch’essa ha steso sul tuo cammino;
    e fa ch’io senta nei fiori di campo
    il prolungamento del mio saluto.
    Resta nella mia sera solitaria
    dove il mio cuore veglia da solo;
    e colma la coppa della sua solitudine,
    che sente in me l’infinità del tuo amore.
  • I tuoi occhi mi toccano
    (Marc Chagall)
    Con te io sono giovane
    Quando laggiù gli alberi minacciano
    E il cielo vanisce in lontananza
    I tuoi occhi mi toccano
    Quando ogni passo si perde sull’erba
    Quando ogni passo sfiora le acque
    Quando le onde mi fervono in testa
    E dall’azzurro qualcuno mi chiama
    Con te io sono giovane
    Cadono i miei anni come foglie
    E qualcuno colora le mie tele
    Allora esse brillano di te
    E sul tuo volto il sorriso è radioso
    Più chiaro assai delle nubi più chiare
    Allora io corro dove sei
    Dove mi pensi e dove mi attendi
  • Paura dei tuoi occhi
    (Alda Merini)
    Paura dei tuoi occhi,
    di quel vertice puro
    entro cui batte il pensiero,
    paura del tuo sguardo
    nascosto velluto d’algebra
    col quale mi percorri,
    paura delle tue mani
    calamite leggere
    che chiedono linfa,
    paura dei tuoi ginocchi
    che premono il mio grembo
    e poi ancora paura
    sempre sempre paura,
    finché il mare sommerge
    questa mia debole carne
    e io giaccio sfinita
    su te che diventi spiaggia
    e io che divento onda
    che tu percuoti e percuoti
    con il tuo remo d’Amore.
  • Se non fosse perché i tuoi occhi
    (Pablo Neruda)
    Se non fosse perché i tuoi occhi hanno color di luna,
    di giorno con argilla, con lavoro, con fuoco,
    e tieni imprigionata l’agilità dell’aria,
    se non fosse perché sei una settimana d’ambra,
    se non fosse perché sei il momento giallo
    in cui l’autunno sale su pei rampicanti
    e anche sei il pane che la luna fragrante
    elabora passeggiando la sua farina pel cielo,
    oh, adorata, io non t’amerei!
    Nel tuo abbraccio io abbraccio ciò ch’esiste,
    l’arena, il tempo, l’albero della pioggia,
    e tutto vive perché io viva:
    senz’andare sì lungi posso veder tutto:
    vedo nella tua vita tutto ciò che vive.
  • La dolcezza di quel viso
    (John Keats)
    Lo sfavillio del suo sguardo splendente
    E quel seno, terrestre paradiso.
    Mai più felice sarà la vista mia,
    Ché ha perso il visibile ogni sapore:
    Perduto è il piacere della poesia,
    L’ammirazione per il classico nitore.
    Sapesse lei come batte il mio cuore,
    Con un sorriso ne lenirebbe la pena,
    E sollevato ne sentirei la dolcezza,
    La gioia, mescolata col dolore.
    Come un toscano perduto in Lapponia,
    Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,
    Così sarà lei per me in eterno
    L’aura della mia memoria.
  • I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
    (Nazim Hikmet)
    I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
    che tu venga all’ospedale o in prigione
    nei tuoi occhi porti sempre il sole.
    I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
    questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya,
    sono così, le spighe, di primo mattino;
    i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
    quante volte hanno pianto davanti a me
    son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
    nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
    ma non un giorno han perso il loro sole;
    i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
    che s’illanguidiscano un poco, i tuoi occhi
    gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
    allora saprò far echeggiare il mondo
    del mio amore.
    I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
    così sono d’autunno i castagneti di Bursa
    le foglie dopo la pioggia
    e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
    I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
    verrà un giorno, mia rosa, verrà un giorno
    che gli uomini si guarderanno l’un l’altro
    fraternamente
    con i tuoi occhi, amor mio,
    si guarderanno con i tuoi occhi.
  • Inno alla bellezza
    (Charles Baudelaire)
    Vieni dal ciel profondo o l’abisso t’esprime,
    Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
    piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
    e in questo ti si può apparentare al vino.
    Hai dentro gli occhi l’alba e l’occaso, ed esali
    profumi come a sera un nembo repentino;
    sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
    che disanima il prode e rincuora il bambino.
    Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?
    Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;
    tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
    e governi su tutto, e di nulla t’affanni.
    Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
    leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l’Orrore, mentre,
    pendulo fra i più cari ciondoli, l’Omicidio
    ti ballonzola allegro sull’orgoglioso ventre.
    Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
    crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
    Quando si china e spasima l’amante sull’amata,
    pare un morente che carezzi la sua tomba.
    Venga tu dall’inferno o dal cielo, che importa,
    Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
    se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
    m’aprono a un Infinito che amo e non conosco?
    Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
    che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
    luce, profumo, musica, unico bene mio,
    rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?

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