Il Piccolo Principe è il libro più famoso di Antoine de Saint-Exupéry, nonché uno dei testi più letti in assoluto al mondo. Con 361 traduzioni è infatti la seconda opera più tradotto al mondo, dopo la Bibbia.
Pubblicato nel 1943, il testo racconta il viaggio e gli incontri di un bambino con alcuni personaggi che, in modo allegorico, rappresentano un po’ la nostra società e il nostro modo di vivere.
Ecco quindi le più belle frasi sul tramonto del Piccolo Principe che ci faranno riflettere e magari, tornare un po’ bambini. Scoprile subito!
Aforismi, citazioni e frasi sul tramonto del Piccolo Principe
- Sono molto appassionato di tramonti. Vieni, andiamo a guardare un tramonto.
- Sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti.
- Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!
- Oh, piccolo principe, ho capito a poco a poco la tua piccola vita malinconica. Per molto tempo tu non avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti. Ho appreso questo nuovo particolare il quarto giorno, al mattino, quando mi hai detto:
“Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…”
“Ma bisogna aspettare…”
“Aspettare che?”
“Che il sole tramonti…”
Da prima hai avuto un’aria molto sorpresa, e poi hai riso di te stesso e mi hai detto:
“Mi credo sempre a casa mia!…”
Infatti. Quando agli Stati Uniti è mezzogiorno tutto il mondo sa che il sole tramonta sulla Francia. Basterebbe poter andare in Francia in un minuto per assistere al tramonto. Sfortunatamente la Francia è troppo lontana. Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che volevi…”
Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!”
E più tardi hai soggiunto:
“Sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti…”
“Il giorno delle quarantatré volte eri tanto triste?”
Ma il piccolo principe non rispose. - “Sire, su che cosa regnate?”
“Su tutto”, rispose il re con grande semplicità.
“Su tutto?”
Il re con un gesto discreto indicò il suo pianeta, gli altri pianeti, e le stelle.
“Su tutto questo?” domandò il piccolo principe.
“Su tutto questo…” rispose il re. Perché non era solamente un monarca assoluto, ma era un monarca universale.
“E le stelle vi ubbidiscono?”
“Certamente”, gli disse il re.
“Mi ubbidiscono immediatamente. Non tollero l’indisciplina”.
Un tale potere meravigliò il piccolo principe. Se l’avesse avuto lui, avrebbe potuto assistere non a quarantatré , ma a settantadue, o anche a cento, a duecento tramonti nella stessa giornata, senza dover spostare mai la sua sedia! E sentendosi un po’ triste al pensiero del suo piccolo pianeta abbandonato, si azzardò a sollecitare una grazia dal re:
“Vorrei tanto vedere un tramonto… Fatemi questo piacere… Ordinate al sole di tramontare…”
“Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla, o di scriver e una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino; e se il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?”
“L’avreste voi”, disse con fermezza il piccolo principe.
“Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare”, continuò il re.
“L’autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l’ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli”.
“E allora il mio tramonto?” ricordò il piccolo principe che non si dimenticava mai di una domanda una volta che l’aveva fatta.
“L’avrai, il tuo tramonto, lo esigerò, ma, nella mia sapienza di governo, aspetterò che le condizioni siano favorevoli”.
“E quando saranno?” s’informò il piccolo principe.
“Ehm! Ehm!” gli rispose il re che intanto consultava un grosso calendario, “Ehm! Ehm! Sarà verso, verso, sarà questa sera verso le sette e quaranta! E vedrai come sarò ubbidito a puntino”.
Il piccolo principe sbadigliò. Rimpiangeva il suo tramonto mancato. E poi incominciava ad annoiarsi.
“Non ho più niente da fare qui”, disse il re. - Il quinto pianeta era molto strano. Vi era appena il posto per sistemare un lampione e l’uomo che l’accendeva […].
“È divertente! I giorni da te durano un minuto!”
“Non è per nulla divertente”, disse l’uomo.
“Lo sai che stiamo parlando da un mese?”
“Da un mese?”
“Si. Trenta minuti: trenta giorni!. Buona sera”.
E riaccese il suo lampione.Il piccolo principe lo guardò e sentì improvvisamente di amare questo uomo che era così fedele alla sua consegna. Si ricordò dei tramonti che lui stesso una volta andava a cercare, spostando la sua sedia. E volle aiutare il suo amico:
“Sai… conosco un modo per riposarti quando vorrai…”
“Lo vorrei sempre”, disse l’uomo. Perché si può essere nello stesso tempo fedeli`e pigri.
E il piccolo principe continuò: “Il tuo pianeta è così piccolo che in tre passi ne puoi fare il giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente per rimanere sempre al sole. Quando vorrai riposarti camminerai e il giorno durerà finché tu vorrai”.
“Non mi serve a molto”, disse l’uomo. “Ciò`che desidero soprattutto nella vita è dormire”.
“Non hai fortuna”, disse il piccolo principe.
“Non ho fortuna”, rispose l’uomo. “Buongiorno”. E spense il suo lampione.
Quest’uomo, si disse il piccolo principe, continuando il suo viaggio, quest’uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri, dal re, dal vanitoso, dall’ubriacone, dall’uomo d’affari. Tuttavia è il solo che non mi sembri ridicolo. Forse perché si occupa di altro che non di se stesso. Ebbe un sospiro di rammarico e si disse ancora: questo è il solo di cui avrei potuto farmi un amico. Ma il suo pianeta è veramente troppo piccolo non c’è posto per due… Quello che il piccolo principe non osava
confessare a se stesso, era che di questo pianeta benedetto rimpiangeva soprattutto i millequattrocentoquaranta tramonti nelle ventiquattro ore.