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Poesie sulla Libertà: le 15 più belle ed emozionanti

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Ultimo aggiornamento: 13 Novembre 2024
Di: Luca Carlo Ettore Pepino
Poesie sulla Libertà

La libertà è uno di quei valori imprescindibili della nostra esistenza. Ognuno di noi deve avere il diritto di poter decidere sulla propria vita e nelle proprie scelte, ovviamente nel rispetto della libertà altrui.

In molti confondono infatti questo principio con la l’idea egoistica di poter fare ciò che gli pare anche a dispetti del prossimo, ma il concetto di libertà ha origini decisamente più nobili.

Ecco quindi le più belle poesie sulla libertà che ce ne insegnano la bellezza e l’importanza. Scoprile subito!

Poesie sulla libertà

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  • Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
    (Martin Niemöller)
    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari.
    Ed io fui contento perché rubavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei.
    Restai in silenzio perché mi erano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali.
    E fui sollevato perché mi davano fastidio.
    Poi vennero a prendere i comunisti.
    Ed io non dissi nulla perché non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me.
    E non c’era più nessuno per protestare.
  • Er grillo zoppo
    (Trilussa)
    – Ormai me reggo su ‘na cianca sola.
    – diceva un Grillo – Quella che me manca
    m’arimase attaccata a la cappiola.
    Quanno m’accorsi d’esse priggioniero
    col laccio ar piede, in mano a un regazzino,
    nun c’ebbi che un pensiero:
    de rivolà in giardino.
    Er dolore fu granne… ma la stilla
    de sangue che sortì da la ferita
    brillò ner sole come una favilla.
    E forse un giorno Iddio benedirà
    ogni goccia de sangue ch’è servita
    pe’ scrive la parola Libbertà!
  • Sotto il cielo della libertà
    (Rabindranath Tagore)
    Dove la mente non conosce paura
    e la testa si tiene alta,
    dove il sapere è libero, a tutti,
    dove il mondo non è chiuso
    dalle pareti di una casa,
    dove la mente è a Te indirizzata,
    verso pensieri e azioni sempre più grandi,
    sotto questo cielo di libertà, Padre mio,
    fa’ che il mio popolo si desti.
  • Infinitamente felice
    (Marina Cvetaeva)
    Io voglio invece leggerezza,
    libertà, comprensione
    – non trattenere nessuno,
    e che nessuno mi trattenga.
    Tutta la mia vita
    è una storia d’amore con la mia anima,
    con la città in cui vivo,
    con l’albero al bordo della strada,
    con l’aria.
    E sono infinitamente felice.
  • Il miele selvatico sa di libertà
    (Anna Andreevna Achmatova)
    Il miele selvatico sa di libertà,
    la polvere del raggio di sole,
    la bocca verginale di viola,
    e l’oro di nulla.
    La reseda sa d’acqua,
    e l’amore di mela,
    ma noi abbiamo appreso per sempre
    che il sangue sa solo di sangue…
    Invano il procuratore romano,
    tra gridi sinistri della plebe,
    lavò davanti al popolo le mani,
    e invano la regina di Scozia
    tergeva da rossi schizzi
    le palme affusolate, nell’afosa
    oscurità del palazzo reale…
  • Alla Libertà
    (Sandor Petofi)
    O libertà, concedici che alfine
    ti si miri negli occhi.
    Noi t’abbiamo aspettato tanto tempo
    e le anime nostre nella notte,
    ti cercavano errando come spettri.
    Ma perché Libertà pallido hai il volto?
    È il ricordo di ciò che tu hai sofferto?
    O forse non abbiamo ancora agito
    molto per te?
  • L’uomo e il mare
    (Charles Baudelaire)
    Uomo libero, amerai sempre il mare!
    Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima
    Nel volgersi infinito delle sue onde,
    E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
    Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
    L’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
    Si distrae a volte dal suo battito
    Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
    Siete entrambi tenebrosi e discreti:
    Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
    O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
    Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
    E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
    Vi combattete senza pietà né rimorsi,
    Talmente amate la carneficina e la morte,
    O eterni rivali, o fratelli implacabili!
  • Quando saprai che sono morto
    (Che Guevara)
    Quando saprai che sono morto
    non pronunciare il mio nome
    perché si fermerebbe
    la morte e il riposo.
    Quando saprai che sono morto di’
    sillabe strane.
    Pronuncia fiore, ape,
    lagrima, pane, tempesta.
    Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
    Ho sonno, ho amato, ho
    raggiunto il silenzio.
  • Libertà
    (Paul Éluard)
    Su quaderni di scolaro
    Su i miei banchi e gli alberi
    Su la sabbia su la neve
    Scrivo il tuo nome
    Su ogni pagina che ho letto
    Su ogni pagina che è bianca
    Sasso sangue carta o cenere
    Scrivo il tuo nome
    Su le immagini dorate
    Su le armi dei guerrieri
    Su la corona dei re
    Scrivo il tuo nome
    Su la giungla ed il deserto
    Su i nidi su le ginestre
    Su la eco dell’infanzia
    Scrivo il tuo nome
    Su i miracoli notturni
    Sul pan bianco dei miei giorni
    Le stagioni fidanzate
    Scrivo il tuo nome
    Su tutti i miei lembi d’azzurro
    Su lo stagno sole sfatto
    E sul lago luna viva
    Scrivo il tuo nome
    Su le piane e l’orizzonte
    Su le ali degli uccelli
    E il mulino delle ombre
    Scrivo il tuo nome
    Su ogni alito di aurora
    Su le onde su le barche
    Su la montagna demente
    Scrivo il tuo nome
    Su la schiuma delle nuvole
    Su i sudori d’uragano
    Su la pioggia spessa e smorta
    Scrivo il tuo nome
    Su le forme scintillanti
    Le campane dei colori
    Su la verità fisica
    Scrivo il tuo nome
    Su i sentieri risvegliati
    Su le strade dispiegate
    Su le piazze che dilagano
    Scrivo il tuo nome
    Sopra il lume che s’accende
    Sopra il lume che si spegne
    Su le mie case raccolte
    Scrivo il tuo nome
    Sopra il frutto schiuso in due
    Dello specchio e della stanza
    Sul mio letto guscio vuoto
    Scrivo il tuo nome
    Sul mio cane ghiotto e tenero
    Su le sue orecchie dritte
    Su la sua zampa maldestra
    Scrivo il tuo nome
    Sul decollo della soglia
    Su gli oggetti familiari
    Su la santa onda del fuoco
    Scrivo il tuo nome
    Su ogni carne consentita
    Su la fronte dei miei amici
    Su ogni mano che si tende
    Scrivo il tuo nome
    Sopra i vetri di stupore
    Su le labbra attente
    Tanto più su del silenzio
    Scrivo il tuo nome
    Sopra i miei rifugi infranti
    Sopra i miei fari crollati
    Su le mura del mio tedio
    Scrivo il tuo nome
    Su l’assenza che non chiede
    Su la nuda solitudine
    Su i gradini della morte
    Scrivo il tuo nome
    Sul vigore ritornato
    Sul pericolo svanito
    Su l’immemore speranza
    Scrivo il tuo nome
    E in virtù d’una Parola
    Ricomincio la mia vita
    Sono nato per conoscerti
    Per chiamarti
    Libertà.
  • La madre del partigiano
    (Gianni Rodari)
    Sulla neve bianca bianca
    c’è una macchia color vermiglio;
    è il sangue, il sangue di mio figlio,
    morto per la libertà.
    Quando il sole la neve scioglie
    un fiore rosso vedi spuntare:
    o tu che passi, non lo strappare,
    è il fiore della libertà.
    Quando scesero i partigiani
    a liberare le nostre case,
    sui monti azzurri mio figlio rimase
    a far la guardia alla libertà.
  • Shemà
    (Primo Levi)
    Voi che vivete sicuri
    nelle vostre tiepide case,
    voi che trovate tornando a sera
    il cibo caldo e visi amici:
    considerate se questo è un uomo
    che lavora nel fango
    che non conosce pace
    che lotta per mezzo pane
    che muore per un sì o per un no.
    Considerate se questa è una donna,
    senza capelli e senza nome
    senza più forza di ricordare
    vuoti gli occhi e freddo il grembo
    come una rana d’inverno.
    Meditate che questo è stato:
    vi comando queste parole.
    Scolpitele nel vostro cuore
    stando in casa andando per via,
    coricandovi alzandovi;
    ripetetele ai vostri figli.
    O vi si sfaccia la casa,
    la malattia vi impedisca,
    i vostri nati torcano il viso da voi.
  • Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
    (Nazim Hikmet)
    Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
    sei la mia carne che brucia
    come la nuda carne delle notti d’estate
    sei la mia patria
    tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
    tu, alta e vittoriosa
    sei la mia nostalgia
    di saperti inaccessibile
    nel momento stesso
    in cui ti afferro.
  • Il violinista Jones
    (Edgar Lee Masters)
    La terra emana una vibrazione
    là nel tuo cuore, e quello sei tu.
    E se la gente scopre che sai suonare,
    ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita.
    Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio?
    O un prato da attraversare per arrivare al fiume?
    Il vento è nel granturco; tuti freghi le mani
    per i buoi ora pronti per il mercato;
    oppure senti il fruscio delle gonne.
    Come le ragazze quando ballano nel Boschetto.
    Per Cooney Potter una colonna di polvere
    o un vortice di foglie significavano disastrosa siccità;
    Per me somigliavano a Sammy Testarossa
    che danzava al motivo di Toor-a-Loor.
    Come potevo coltivare i miei quaranta acri
    per non parlare di acquistarne altri,
    con una ridda di corni, fagotti e ottavini
    agitata nella mia testa da corvi e pettirossi
    e il cigolìo di un mulino a vento – solo questo?
    E io non iniziai mai ad arare in vita mia
    senza che qualcuno si fermasse per strada
    e mi portasse via per un ballo o un picnic.
    Finii con quaranta acri;
    finii con una viola rotta –
    e una risata spezzata, e mille ricordi,
    e nemmeno un rimpianto.
  • Senza rancore
    (Paul Éluard)
    Lacrime dalle palpebre, dolori dei dolenti,
    dolori che non contano e lacrime incolori.
    Non chiede nulla, lui, non è insensibile,
    triste nella prigione e triste quand’è libero.
    È un tempo tetro, è una notte nera
    da non mandare in giro neanche un cieco. I forti
    siedono, il potere è in pugno ai deboli,
    e in piedi è il re, vicino alla regina assisa.
    Sorrisi e sospiri, insulti imputridiscono
    nella bocca dei muti e negli occhi dei vili.
    Non toccare nulla! Qui brucia, là arde;
    codeste mani son per le tasche e le fronti.
    Un’ombra…
    Tutta la sciagura del mondo
    e il mio amore addosso
    come una bestia nuda.
  • Sulla Libertà
    (Khalil Gibran)
    E un oratore disse:
    “Parlaci della Libertà”.
    E lui rispose:
    Alle porte della città e presso il focolare
    vi ho veduto, prostrati,
    adorare la vostra libertà,
    così come gli schiavi si umiliano in lodi
    davanti al tiranno che li uccide.
    Sì, al bosco sacro e all’ombra della rocca
    ho visto che per il più libero di voi
    la libertà non era che schiavitù e oppressione.
    E in me il cuore ha sanguinato,
    poiché sarete liberi solo quando
    lo stesso desiderio di ricercare la libertà
    sarà una pratica per voi
    e finirete di chiamarla
    un fine e un compimento.
    In verità sarete liberi
    quando i vostri giorni
    non saranno privi di pena
    e le vostre notti di angoscia e di esigenze.
    Quando di queste cose
    sarà circonfusa la vostra vita,
    allora vi leverete al di sopra di esse,
    nudi e senza vincoli.
    Ma come potrete elevarvi
    oltre i giorni e le notti
    se non spezzando le catene
    che all’alba della vostra conoscenza
    hanno imprigionato l’ora del meriggio?
    Quella che voi chiamate libertà
    è la più resistente di queste catene,
    benché i suoi anelli vi abbaglino
    scintillando al sole.
    E cos’è mai se non parte di voi stessi
    ciò che vorreste respingere per essere liberi?
    L’ingiusta legge che vorreste abolire
    è la stessa che la vostra mano
    vi ha scritto sulla fronte.
    Non potete cancellarla bruciando i libri di diritto
    né lavando la fronte dei vostri giudici,
    neppure riversandovi sopra le onde del mare.
    Se è un despota colui che volete detronizzare,
    badate prima che il trono eretto dentro di voi
    sia già stato distrutto.
    Poiché come può un tiranno
    governare uomini liberi e fieri,
    se non per una tirannia
    e un difetto della loro stessa libertà
    e del loro orgoglio?
    E se volete allontanare un affanno,
    ricordate che questo affanno
    non vi è stato imposto,
    ma voi l’avete scelto.
    E se volete dissipare un timore,
    cercatelo in voi e non nella mano di chi
    questo timore v’incute.
    In verità, ciò che anelate e temete,
    che vi ripugna e vi blandisce,
    ciò che perseguite e ciò che vorreste sfuggire,
    ognuna di queste cose muove nel vostro essere
    in un costante e incompiuto abbraccio.
    Come luci e ombre unite in una stretta,
    ogni cosa si agita in voi
    e quando un’ombra svanisce,
    la luce che indugia diventa ombra
    per un’altra luce.
    E così quando la vostra libertà
    getta le catene,
    diventa essa stessa la catena
    di una libertà più grande.

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